5g a bordo sì o no? Il parere tecnico del comandante Riccardo Canestrari (ANPAC)

Cosa ne pensa, chi pilota l'aereo, dell'utilizzo del 5G a bordo e come può cambiare il suo lavoro?

12/12/2022 di Ilaria Roncone

A livello tecnico, cosa ne pensa un comandante – nello specifico, Riccardo Canestrari che è anche presidente ANPAC (Associazione Nazionale Professionale Aviazione Civile) – di internet in aereo? Dopo la decisione della Commissione Europea, con tutte le implicazioni relative alla modalità aereo di cui si parla oggi in Italia, è doveroso chiedere il parere degli addetti ai lavori per qualificare meglio la situazione in atto. Con Canestrari abbiamo approfondito non solo il lato tecnico della questione – in parole povere: il 5G può creare problemi a bordo interferendo con la strumentazione usata dal pilota? – ma anche la condizione per cui si discute dell’eliminazione dell’obbligo del secondo pilota, la cui funzione sarebbe sostituita da apparecchi tecnologici.

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Cosa ne pensano i piloti di internet in aereo

«Noi, come associazione, facciamo parte sia dell’organizzazione di piloti europea che di quella mondiale – spiega il presidente di ANPAC -. Dopo l’inizio dell’anno, è cominciata una guerra abbastanza pesante anche in Usa sul 5G. Parliamo di una tecnologia che potrebbe essere molto utile ma che, banalmente, pensiamo – per esempio – a cosa succederebbe se tutti iniziassimo a parlare a telefono in aereo, come già accade in treno. Cinquanta persone che parlano per due ore o per nove ore, diventa veramente un problema di relazione interna che può portare a tensioni sull’aeroplano come, immagino, succeda sui treni».

«Si tratta di qualcosa – prosegue il comandante – che non va a impattare a livello tecnologico ma, a modo suo, ha un effetto rispetto alla sicurezza a bordo. In termini più tecnici, la battaglia nasce perché le frequenze di utilizzo del 5G lavorano in un range che è molto vicino a quello in cui lavorano alcuni apparati molto sensibili dell’aeroplano, uno di questi è il radioaltimetro. Per cui essendoci poco spazio – quello che viene chiamato buffer – tra le sequenze del 5G e le frequenze del radioaltimetro (elemento centrale nelle fasi di avvicinamento, che interagisce con un sacco di altri sistemi), potrebbe esserci un rischio potenziale di interferenza».

«Per ora, negli Stati Uniti la frequenza del 5G si avvicina molto a quella del radioaltimetro mentre, in Europa, c’è un buffer leggermente aumentato, però noi stiamo seguendo con molta attenzione gli studi fatti a livello internazionale perché poi le normative dovranno per forza tenere conto, eventualmente, anche di raccomandazioni che diano un limite o comunque dettino delle regole molto precise e stringenti. Un radioaltimetro che dovesse essere coinvolto da interferenze potrebbe portare a problemi veramente significativi a bordo, quindi siamo molto prudenti in attesa di avere informazioni».

«Evidentemente – ha concluso il presidente ANPAC – se la Commissione UE ha deciso di dare il via entro giugno a questo provvedimento – a parte che le compagnie saranno libere di scegliere se adottarlo o meno – avrà fatto i suoi approfondimenti tecnici. Aspettiamo di capire e vedere bene di cosa si parla e poi ci pronunceremo in modo inequivocabile».

Eliminazione dell’obbligo del secondo pilota: ha senso?

Se si chiede agli addetti ai lavori, la risposta è no. Carlo Amati, segretario nazionale di ANPAV (Associazione Nazionale Professionale Assistenti di Volo), afferma: «Da addetto ai lavori, al di là del contributo tecnologico sono convinto che il valore umano a bordo degli aerei sia determinante. Sono convinto che avere due persone dà più sicurezza e in tutte quelle situazioni, che ci sono state nel tempo, in cui un pilota non è stato nelle condizioni fisiche per terminare il volo, le nostre procedure prevedevano l’affiancamento al pilota titolare del volo. Quindi, anche quando un pilota non c’è, c’è sempre qualcuno che lo aiuta».

Dello stesso parere è Canestrari di ANPAC: «L’industria spinge nella direzione delle operazioni ad equipaggio ridotto perché, ovviamente, significa ridurre sensibilmente i costi. Dal punto di vista tecnologico, oggi esiste una tecnologia che permette a un aeroplano di decollare, fare la tratta e atterrare in un aeroporto di destinazione. Il fatto che ci siano due piloti a bordo – anche tre sui voli molto lunghi – è un concetto che nasce perché gli aeroplani sono stati costruiti per essere guidati in due: ognuno ha dei compiti e, insieme, si deve interagire continuamente per scambiarsi impressioni e idee, eventualmente diverse, operando poi le scelte in casi in cui serve. Anche in casi futili e scelte strategiche, non solo questioni di emergenza. Attraverso lo scambio, magari uno capisce se l’altro ha avuto un’idea migliore».

«Nella gestione delle situazioni di emergenza il fattore umano – continua Canestrari -, che spesso viene indicato come un problema, molto più spesso è una soluzione. Le cose non avvengono mai come le studiamo sui libri, se sei solo dovendo approfondire non ci sarà nessuno che ti suggerisce o ti stimola a fare un passo indietro o a cambiare idea, che possa integrare con dati e valutazioni che in quel momento tu non sei riuscito a fare in una situazione di stress estremo».

Occorre, su questa tematica, proseguire con le riflessioni relative alla sicurezza sugli aeroplani e all’eliminazione dell’obbligo del secondo pilota.

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