La connettività in volo, il 5G e la modalità aereo: cosa accade nel resto del Mondo
L'iniziativa a livello europeo spariglia i piani e mette in evidenza numerose differenze tra i Paesi della UE e tutti gli altri
12/12/2022 di Enzo Boldi
In Europa le cose stanno per cambiare, almeno secondo il piano indicato dalla Commissione UE che dovrebbe concretizzarsi entro il 30 giugno del 2023: a bordo degli aerei che coprono tratte continentali, ci sarà una rete 5G a cui i passeggeri potranno connettere i propri dispositivi (che siano smartphone, tablet o pc) ed effettuare telefonate, connettersi a internet e utilizzare i device in tutte le loro funzionalità. Una normativa che andrà a rivoluzionare lo status quo all’interno dei voli e la cessazione dell’utilizzo della cosiddetta “modalità aereo“. Ma nel resto del Mondo, cosa accadrà?
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Partiamo, in breve, da quel che è previsto in Europa, citando una parte del comunicato stampa diffuso dalla Commissione UE nei giorni scorsi: «Le compagnie aeree saranno in grado di fornire la più recente tecnologia 5G sui loro aerei, insieme alle precedenti generazioni di tecnologia mobile, poiché la Commissione ha aggiornato la decisione di esecuzione sullo spettro per le comunicazioni mobili a bordo degli aeromobili, designando determinate frequenze per la tecnologia 5G in volo. I passeggeri a bordo dei voli nell’UE potranno utilizzare i propri telefoni cellulari al massimo della loro capacità e funzionalità, proprio come con una rete mobile 5G terrestre». Dunque, in sintesi, non sarà più necessario attivare la “modalità aereo” quando si salirà a bordo di un velivolo.
Un cambio di passo epocale che modifica quello status quo (già cambiato nel corso degli anni) vigente a livello mondiale fin dalla fine del XX Secolo. Quello in cui, su indicazioni della FAA (la Federal Aviation Administration americana), imponeva a tutti i passeggeri di spegnere tutti i propri dispositivi a partire dai momenti antecedenti alla partenza di un volo.
Modalità aereo, le differenze tra UE e USA
Perché parliamo di Stati Uniti? Il motivo è molto semplice: dopo gli attentati dell’11 settembre del 2001 gli USA hanno innalzato gli standard di sicurezza a bordo dei velivoli che attraversano il loro spazio aereo. La prima norma fu addirittura precedente rispetto a quanto accaduto tra il World Trade Center (le “Torri Gemelle”) e il Pentagono: risale, infatti al 2000. La Federal Aviation Administration, l’ente che regolamenta il traffico aereo nel Paese, vietò l’utilizzo dei telefoni a bordo dei velivoli. Dunque, per molti anni non è stato permesso ai passeggeri di utilizzare i dispositivi che dovevano essere completamente spenti non appena si metteva piede a bordo di un aereo.
Poi le cose sono cambiate, proprio a partire dagli Stati Uniti. Era il 2013, infatti, quando la stessa FAA decise di allentare la misura sull’utilizzo dei dispositivi a bordo dei velivoli, permettendo ai passeggeri di lasciarli accessi. Ma in “modalità aereo”. E mentre in Europa – con un percorso valutativo, iniziato nel 2008, dei rischi e dei benefici sulla creazione di una picocell connessa a una linea 5G per consentire di essere “connessi” in volo – si va verso un cambio epocale, gli USA sembrano intenzionati a rimanere saldamente fermi alla decisione presa nel 2013. E tutto ciò potrebbe provocare una situazione di stallo, con la modifica annunciata dalla Commissione UE che potrebbe essere valida solamente per i voli continentali.
E nel resto del Mondo?
E così è anche nel resto del Mondo. Perché se il principio della modalità aereo è ormai saltato da anni (sono tanti i Paesi che permettono, per esempio, di tenere attivi bluetooth e WiFi), l’utilizzo del telefono a bordo – in tutte le sue funzionalità – è una rarità. Oltre agli Stati Uniti, il principio indicato dalla Commissione Europea sembra essere lontano anni luce anche in Asia e nel Continente Oceanico. Al momento, infatti, in molti (ma non in tutti) i Paesi del Mondo viene permesso di “tenere acceso” il WiFi per permettere ai passeggeri di connettersi alla rete (anche se non è veloce come quella terrestre) e navigare in internet a bordo di quei velivoli che offrono questo servizio. Chissà se la spinta UE, questa volta, convincerà il resto del Mondo a modificare – dopo appositi studi sulla sicurezza – le normative.