La fiction Rai su Lolita Lobosco è la seconda che, in un mese, parla di donne che denunciano un falso stupro

La fiction dedicata a Lolita Lobosco mette in scena non solo una serie di stereotipi e atteggiamenti sessisti ma tocca anche il delicato tema delle denunce di abusi sessuali

22/02/2021 di Ilaria Roncone

Della fiction in onda su Rai 1 ieri sera ne avevamo già parlato, facendo un commento sulla base delle interviste all’attrice principale e del trailer. L’impressione è stata, in breve, che “Le indagini di Lolita Lobosco” potesse veicolare una serie di stereotipi annunciando la protagonista come una donna che esprime una «femminilità nuova, contemporanea, sfaccettata ma fuori da ogni stereotipo» – ha affermato Luisa Ranieri – ma proponendo, di fatti, una narrazione vecchia e sessista più adatta agli anni ’70 che al 2021 fatta di tacchi a spillo, quinta di reggiseno e una poliziotta che non potrà mai catturare un pubblico giovane. Salvo che, secondo gli ascolti, lo share è arrivato quasi al 32% con oltre 7 milioni di persone sintonizzate. Un successone, non c’è che dire, ma andando ad analizzare la trama della prima puntata c’è qualcosa che va oltre gli stereotipi sessisti.

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Le critiche sui social a Lolita Lobosco

La polemica sui social nella serata di ieri e nella giornata di oggi si è basata tanto sull’accento della protagonista e degli altri personaggi, che molti baresi hanno definito artefatto e forzato, ma – tutto sommato – è prevalso l’orgoglio di vedere Bari rappresentata in tutta la sua bellezza. Ci sono state molte persone, però, che hanno voluto porre l’accento sugli stereotipi sessisti veicolati dalla serie e sulla trama, partendo proprio da citazioni come «Sono andata a letto con lui, se fosse un assassino lo saprei». Perché questa frase? Perché la trasposizione televisiva frutto dei romanzi di Gabriella Genisi non è fatta solo di stereotipi di genere e stereotipi legati al Sud ma di una trama che racconta – per la seconda volta in un mese sulla Rai – di un falso abuso sessuale denunciato.

Lolita Lobosco come Mina Settembre, le donne che fingono lo stupro

 

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Ci sono una serie di spunti e di riflessioni che questa prima puntata di “Le indagini di Lolita Lobosco” offre. La trama è incentrata sulla storia di questa donna che finge un abuso sessuale per incastrare il suo ricco amante, con la conseguenza che donna che tradisce e donna bugiarda che denuncia un falso stupro si sovrappongono. C’è inoltre un’altra considerazione: la buona, la protagonista ha avuto una liaison in passato con il presunto abuser – che poi si rivela essere innocente – e in certi momenti sembra far prevalere il suo passato rispetto al suo ruolo nelle indagini. Dulcis in fundo, la traditrice che ha provato a incastrare l’amante verrà uccisa dal suo fidanzato, la peggiore delle punizioni che subiscono le donne che l’adulterio lo devono pagare con la vita – secondo un vecchio retaggio e secondo i numeri dei femminicidi in Italia, ancora troppo alti -. Così come in Mina Settembre (dove il ginecologo della protagonista è vittima di una falsa accusa di stupro), altra fiction Rai andata in onda di recente, anche in Lolita Lobosco si rappresenta la donna che finge lo stupro ancora una volta. Sempre considerato che si tratta della trasposizione di un romanzo, abbiamo bisogno che la televisione pubblica veicoli in un mese ben due storie di denuncia di falsi stupri quando, guardando al reale, viviamo in un paese in cui di convinzioni sbagliate sulle donne che denunciano violenza ce ne sono ancora fin troppe? A partire da chi crede che le vittime di Genovese denuncino per soldi, tanto per citare uno dei casi più recenti.

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