Lo strano mondo delle guardie zoofile
14/08/2013 di Stefania Carboni
Ci sono guardie zoofile e altre guardie. Quello che la normativa ministeriale non sembra aver tutelato è la giungla di corsi per aspiranti vigilantes, fatta di soldi su correnti poco professionali, scarsità d’ore e amare sorprese. Eppure le normative che disciplinano la materia esistono. Forse sono troppo labili.
UN PO’ DI STORIA – La guardia zoofila volontaria è un cittadino che, dopo la frequentazione di un corso e il superamento di un esame, viene nominato per effettuare servizi di tutela degli animali. L’attività viene svolta esclusivamente a titolo gratuito. Nell’ordinamento italiano la guardia zoofila equivale ad un pubblico ufficiale ee può svolgere (come la polizia giudiziaria) prevenzione e repressione dei reati. Le stesse associazioni che organizzano i necessari corsi di formazione, ottenuto il decreto prefettizio, organizzano e disciplinano i servizi di vigilanza in Italia. L’esistenza delle guardie zoofile è prevista da decenni. A regolare il campo della vigilanza zoofila sono la legge 12 giugno 1913, n. 611, la legge 20 luglio 2004, n. 189 ed altre normative statali e regionali in materia di tutela degli animali d’affezione. La nomina a guardia particolare giurata viene fatta dal Prefetto della Provincia in cui si lavora. Una delle realtà più antiche è L’Enpa (ente nazionale protezione animali). Istituite nel 1938 con funzioni di Pubblica Sicurezza, oggi sono le uniche guardie in Italia che operano con espresso riconoscimento del D.P.R. 31/03/1979 per le “attività di vigilanza, prevenzione e repressione dei reati e violazioni alle norme che tutelano il benessere di tutte le specie animali”.
ARRIVANO I NUOVI ZOOFILI – E per tutte le altre? Ci ha pensato il Ministero, ma male, senza precisare limiti, requisiti e norme. Illuminante è una delle ultime normative (a cui le nuove realtà si appellano) che è la 189 del 2004. All’articolo 6 recita:
Al fine di prevenire e contrastare i reati previsti dalla presente legge, con decreto del Ministro dell’interno, sentiti il Ministro delle politiche agricole e forestali e il Ministro della salute, adottato entro tre mesi dalla data di entrata in vigore della presente legge, sono stabilite le modalità di coordinamento dell’attività della Polizia di Stato, dell’Arma dei carabinieri, del Corpo della guardia di finanza, del Corpo forestale dello Stato e dei. Corpi di polizia municipale e provinciale. 2. La vigilanza sul rispetto della presente legge e delle altre norme relative alla protezione degli animali è affidata anche, con riguardo agli animali di affezione, nei limiti dei compiti attribuiti dai rispettivi decreti prefettizi di nomina, ai sensi degli articoli 55 e 57 . del codice di procedura penale, alle guardie particolari giurate delle associazioni protezionistiche e zoofile riconosciute. 3. Dall’attuazione del presente articolo non devono derivare nuovi o maggiori oneri per lo Stato e gli enti locali.
La legge 189 rafforza i compiti delle guardie ma non di per sé non parla di formazione. Chi ha deciso ed in base a cosa si possono formare le guardie zoofile? “Da qui in poi- racconta una guardia zoofila che vuole rimanere anonima – inizia un percorso nebuloso perché di fatto c’è una sorta di marasma con un riconoscimento da parte del Ministero verso altre realtà”. Negli ultimi anni è un pullulare di piccole realtà con corsi più o meno costosi che spesso però si rivelano fregature. C’è chi parla di Piacenza e ore di lezione piazzate davanti ad un dvd, chi invece lamenta metodi troppo “rigidi”.
LE LEZIONI NON SONO UGUALI PER TUTTI – Ed è sulla formazione che iniziano i primi inghippi. L’entrata principale di queste associazioni è data dall’iscrizione dei singoli corsi. Si tratta di cifre abbastanza basse sui 20/30 euro massimo per quota associativa. Spesso si trovano sale in concessione gratuita e insegnanti disposti ad insegnare gratuitamente su animali esotici o giurisprudenza. In altri casi invece si spreme il partecipante al corso come un limone, azzardando richiesta di pagamento divisa ancora prima di diventare una guardia. I volontari però non percepiranno mai alcun rimborso o “salario”. Il discorso economico però diventa interessante quando i servizi fatti per le amministrazioni comunali (e provinciali) prevedono convenzioni con rimborsi spese. In quel caso l’intero importo, per alcune ong, è stato direttamente inviato nella sede principale. Scorrendo i vari annunci on line si trovano anche corsi offerti con 10 lezioni e un cumulo di 20 ore massimo. Altre realtà invece, come nel caso di Enpa, sono molto più serie: “Facciamo un affiancamento di 30/40 ore, ho difficoltà a far trasmettere le normative base solo nell’arco di 120 ore di formazione, sarebbe impossibile formare con meno tempo” spiega un addetto dell’associazione.
STORIE DI POSTE PAY – “Stiamo stati tra virgolette raggirati” inizia così a raccontare uno dei partecipanti per un corso di guardie zoofile Oipa a Roma. Vuole rimanere anonimo. Le lezioni sono finite con l’amaro in bocca, con qualche ragazzo che ha abbandonato e con parecchi perché: “Per pagare la quota mensile al corso dovevamo mettere tutti i soldi in questa carta prepagata. Peccato appartenesse comunque a uno degli organizzatori del corso. Alla fine di tutto ci siamo accorti che non eravamo manco iscritti all’Oipa. Un po’ grave no?”. Organizzati in modo “militari” spiega. “Una struttura un po’ poliziesca, abbiamo passato tanti mesi a perdere tempo in questa situazione che poi alla fine sembrava una farsa. Il costo totale è stato circa di 150 euro a testa. La cosa tremenda fu scoprire che non aveva un fine”. Il decreto doveva arrivare verso dicembre. “Sembrava – racconta – non arrivare mai, allora abbiamo chiesto spiegazioni”. “Nel mentre – racconta – loro (i responsabili) stavano organizzando un altro corso a Roma, stavolta però il versamento quota era verso un iban dell’Oipa”. Non solo, durante il corso gli organizzatori avrebbero preteso i soldi per la divisa ancor prima che arrivasse l’ok del decreto. Qualcuno iniziò ad insospettirsi.
COSA E’ OIPA – Cosa c’è dietro l’ong romana? L’Oipa nasce come organizzazione protezione animali. Internazionale, anche se effettivamente non si trovano altre realtà oltreoceano. A parte una sede in India. La sede base è a Milano. E’ riconosciuta dal Ministero dell’ambiente, come associazione ambientale:
Con decreto ministeriale 1° agosto 2007 l’associazione denominata
«Organizzazione internazionale protezione animali (OIPA)», con sede
in Milano, via Passerini n. 18, e’ individuata tra le associazioni di
protezione ambientale, ai sensi dell’articolo 13, legge 8 luglio
1986, n. 349, e successive modificazioni.
L’Ong ha un bilancio di 600 mila euro (dicembre 2012). L’associazione vanta una affiliazione Onu. In realtà è un legame via DPI. Ovvero le ONG collaborano con il DPI dal 1947. La sezione ONG del DPI fa parte della Divisione Contatti del DPI (DPI Outreach Division) e agisce come collegamento con il sistema delle nazioni Unite. Tale sezione fornisce una serie di servizi informativi che devono esser supportati da una serie di convegni ed incontri.
IL PARERE DELL’AVVOCATURA – Andando a verificare il riconoscimento del Ministero dell’Ambiente l’associazione è riconosciuta come associazione ambientale. Guardie ecologiche volontarie? C’è un parere all’Avvocatura di Stato(richiesto dal Ministero) in merito alle associazioni ambientali e il loro riconoscimento. In sostanza quello che emerge dalle righe riportate è che difficilmente si può definire associazione un gruppo che non rispetta alcuni principi basilari di democrazia interna.
Nello Statuto di Oipa non ci sono eletti in sede provinciale e regionale, ma “delegati”, decisi dal Presidente nazionale. A stabilirlo è l’articolo 8 comma 4:
Il Presidente Nazionale nomina o revoca, con la ratifica del Consiglio Direttivo, i Delegati e i Vice Delegati di Sezione.
CHE CONFUSIONE – Ritornando al discorso sulla normativa gran parte delle associazioni si rifanno alla Legge 189. Peccato però che nei commi sono indicati solo il tipo di intervento ma non la nomina delle figure di formazione. Stando così le guardie ENPA sembrano le uniche autorizzate ad intervenire su “tutto il patrimonio zootecnico nazionale” in funzione del DPR 79. Lo stesso DPR viene indicato nel decreto prefettizio di nomina. Eppure la legge 189/2004 riguarda solo la vigilanza degli animali d’affezione, non tutta la zootecnia.
FINO ALL’ESPULSIONE – Nel caso del corso di Roma cosa è successo a chi ha chiesto spiegazioni? E’ stato escluso. “Chiunque fosse un po’ polemico – racconta uno dei partecipanti – veniva in un certo senso non indirizzato ad andare avanti”. Pian piano non veniva “contattato” per le uscite con le guardie. Poi, i toni dello scontro si sono fatti sempre più duri fino all’espulsione di uno dei partecipanti. In una delle mail dei responsabili si paventa una comunicazione “ufficiale” a chiunque avesse “palesato la sfiducia senza cercare un chiarimento direttamente con lo scrivente”. La colpa? Aver diffuso in tutto il gruppo “malumore e sconforto”. Qualcuno di loro ha agito via Adiconsum ma i partecipanti non si sono mai uniti insieme per una denuncia. “Siamo stati contattati dall’Oipa nazionale, ci hanno chiesto la ricostruzione dei fatti, sembrava disconoscessero il corso a Roma. Eppure versavamo tutto nella carta del comandante. Come potevano non sapere?”. “Diverse guardie zoofile – racconta – hanno abbandonato dopo tutti questi problemi”.
(Photocredits:Facebook Oipa/Enpa)