Lo shitstorm coordinato contro Meghan Markle condotto da 83 profili social

L'analisi della campagna d'odio sui social nei confronti della duchessa del Sussex e moglie del principe Harry

28/10/2021 di Enzo Boldi

Una valanga di fango coordinata per attaccare Meghan Markle e Harry Windsor. Questo è quanto emerge da un’analisi dei profili social che hanno dato il via libera allo shitstorm rivolto – in grandissima percentuale – contro la Duchessa del Sussex. Non battitori liberi, ma un gruppo coordinato che ha utilizzato i social (partendo da Twitter) per pianificare i propri attacchi dialettici. Dei veri e propri tweet (molti dei quali, ora, risultano sospesi) presi e ripresi: odiatori primari e secondari che hanno fatto da megafono a questa gara all’insulto libero che, alla fine, ha avuto una portata di 17 milioni di utenti.

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Lo studio per verificare la genesi di questa campagna contro Meghan Markle è stata realizzata da Bot Sentinel, una piattaforma che classifica e tiene traccia di account non autentici e troll tossici “utilizzando l’apprendimento automatico e l’intelligenza artificiale”. Nel loro rapporto si spiega che «La nostra analisi ci ha permesso di isolare 55 account univoci che abbiamo identificato come account di odio primario e 28 account di odio secondario che hanno principalmente amplificato gli account primari».

Meghan Markle nel mirino di uno shitstorm coordinato

Il rapporto, dunque, evidenzia come la maggior parte dei post contro Meghan Markle sia stato generato da profili falsi (cosiddetti bot o troll) suddivisi in due fasi: i primi hanno dato il via al tweetstorm, i secondo hanno dato cassa di risonanza con una quantità infinita di condivisioni di quei pensieri di odio contro la Duchessa del Sussex. Il totale dei tweet citati all’interno del report si aggira attorno a quota 114mila. Un numero che sembra essere infinito, anche perché il 70% di questo dato sarebbe frutto di una campagna mirata di odio social.

Twitter sta valutando sanzioni per quei profili

Da Twitter hanno fatto sapere che il report è oggetto di verifiche e che, qualora fosse confermata l’ipotesi di un attacco coordinato, si procederà con sanzioni. Il fondatore di Bot Sentinel, intervistato da BuzzFeed, ha poi spiegato: «Questa campagna proviene da persone che sanno come manipolare gli algoritmi, manipolare Twitter, rimanere sotto controllo per evitare il rilevamento e la sospensione. Questo livello di complessità viene da persone che sanno come fare queste cose, che sono pagate per fare queste cose». Da cosa si evince questo pensiero? Dal fatto che la maggior parte di questi “profili” avessero utilizzato un linguaggio in codice per superare qualsiasi tipo di accusa di razzismo. Ma il fine, a quanto pare, era proprio quello.

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