Le liste (attualmente) escluse dalle prossime Europee 2024

Non solo Pace Terra Dignità di Michele Santoro

07/05/2024 di Enzo Boldi

Anno 2024. Si può acquistare un’automobile con un click su internet, è possibile gestire il proprio conto corrente con una sola app. Tante cose si possono fare attraverso i mezzi digitali, ma non tutti quegli aspetti che determinano la vita democratica del nostro Paese. Dopo il flop – nonostante una legge e i soldi spesi per la realizzazione di una piattaforma ad hoc (che, tra l’altro, ancora non è funzionante) per raccogliere le firme online a sostegno dei referendum -, oggi ci ritroviamo di fronte a una concezione “giurassica” (citando i dinosauri che non sono cari al Ministro dell’Istruzione Valditara) del concetto di democrazia digitale. Basti pensare a ciò che sta accadendo oggi con le liste escluse dalla corsa alle elezioni Europee del 2024 a causa di alcune problematiche “fisiche”.

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Ci sono partiti che hanno provato a raccogliere firme (con i classici “banchetti”) senza raggiungere la soglia minima indicata anche nel recente “decreto elezioni” licenziato dall’attuale governo Meloni. Ci sono altri le cui liste sono state escluse per problematiche legate alla lentezza burocratica di un processo – quello dei certificati elettorali – figlio di una digitalizzazione ancora molto lontana dal diventare realtà in Italia. Ci sono altre realtà che hanno dovuto presentare ricorso per “colpa” dei timbri, lo strumento meno digitale presente sulla faccia della terra, ma ancora fondamentale per via di un ritardo storico nei processi di digitalizzazione delle democrazia.

Liste escluse Europee 2024, non solo Pace Terra Dignità

Tra le liste escluse – in alcune Circoscrizioni, suddivisione alla base delle elezioni Europee del prossimo 8 e 9 giugno -, il caso più emblematico è rappresentato da Pace Terra Dignità di Michele Santoro. Ammessa al Sud, Centro e Nord-Est, era stata inizialmente bocciata nelle Isole (Sicilia e Sardegna). Il motivo? Le firme raccolte non avevano – secondo la Corte d’Appello – tutti i documenti necessari allegati. L’immediato ricorso alla Corte di Cassazione ha riammesso la lista di Michele Santoro, sottolineando come l’assenza di alcuni (meno di 200) certificati elettorali non era colpa di Pace Terra Dignità, ma dai Comuni che non avevano inviato (come richiesto da Pec regolarmente inviate) i certificati elettorali di alcuni firmatari.

Lunghezze burocratiche che stavano per tarlare la democrazia. E ora, lo stesso movimento guidato dallo storico giornalista, è in attesa di conoscere il destino della sua lista per la Circoscrizione Nord-Ovest. Lì, stando alle fonti ufficiali, mancherebbero alcuni timbri sui moduli per la raccolta firme. La Corte di Cassazione ha rigettato il ricorso presentato da Pace Terra Dignità che ora ha solamente altre due strade. La prima passa dal ricorso al Tar e, qualora anche in questo caso venisse bocciato, l’ultima possibilità risponde al nome di Consiglio di Stato.

Come detto, tra le liste escluse Europee 2024 non c’è solo quella di Michele Santoro. A oggi, infatti, risultano fuori dai giochi Partito Animalista—ItalExit (ammessa solamente al Sud), Democrazia Sovrana e Popolare (ammessa solo al Centro) e il movimento di estrema destra e di ispirazione neo-fascista (esistono già leggi che non dovrebbero permetterne la candidatura) Forza Nuova, esclusa ovunque.

E la digitalizzazione

Al netto delle idee politiche, appare evidente che l’assenza di un reale dibattito politico sulle raccolte firme digitali sia completamente fuori dal tempo. Pensare a una lista bocciata per l’assenza di un timbro nell’era in cui tutto è possibile con un solo click (con strumenti di identificazione come lo SPID e la CIE alla portata di tutti) è una follia anacronistica che rischia di intaccare il percorso democratico di un Paese. Da anni ci sono movimenti, come l’Associazione Luca Coscioni, che portano avanti una battaglia per il riconoscimento di questo diritto. Appelli inascoltati in un Italia che sembra esser ferma a retaggi storici di un passato stantio.

 

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