I falsi profili LinkedIn per la promozione di prodotti

Non fatevi ingannare dalla faccia sorridente dei profili LinkedIn degli utenti: potrebbe essere un falso creato ad hoc da un computer

28/03/2022 di Martina Maria Mancassola

Ci sarebbero su LinkedIn profili falsi: questo è quanto ha scoperto Renée DiResta, ricercatrice d’esperienza nell’ambito dei sistemi informatici, la quale, dopo aver ricevuto un messaggio da un mittente che pareva reale, si è soffermata sull’immagine del suo profilo e, così, ha scoperto che quel volto era finto, ovvero creato appositamente da un computer tramite un sistema di AI.

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Su LinkedIn profili falsi vengono scoperti dai ricercatori: permetterebbero di vendere più facilmente i prodotti delle aziende

Renée DiResta è una ricercatrice d’esperienza che studia i sistemi informativi patologici e come si diffondono le narrazioni presso lo Stanford Internet Observatory; la stessa ha anche studiato le campagne di disinformazione russe e le cospirazioni contro i vaccini. Un giorno riceve un messaggio da Keenan Ramsey, la quale sostiene che entrambe appartengano ad un gruppo LinkedIn per imprenditori: «domanda veloce: hai mai considerato o esaminato un approccio unificato a messaggi, video e telefono su qualsiasi dispositivo, ovunque?».

Renée non risponde al messaggio ma, guardando più da vicino l’immagine foto del profilo di Ramsey, scopre che ci sono molti piccoli dettagli che sembrano fuori posto. Ramsey, infatti, indossa solo un orecchino, alcune ciocche dei suoi capelli scompaiono per, poi, riapparire; i suoi occhi si trovano perfettamente allineati al centro dell’immagine. Renée racconta che quella «faccia mi è subito sembrata falsa». Renée capisce subito che quell’immagine è fittizia e che, probabilmente, la foto di Ramsey è stata creata da un sistema di intelligenza artificiale. Quel messaggio, però, permette alla DiResta e al suo collega Josh Goldstein, di aprire un’indagine allo Stanford Internet Observatory, che porterà alla luce più di 1.000 profili LinkedIn con immagini di volti creati dall’intelligenza artificiale.

Renée poi twitta: «Pezzo davvero eccellente di NPR che indaga su alcune delle dinamiche dietro le quinte di una rete di oltre 1000 account falsi su LNKD che Josh Goldstein e io abbiamo trovato circa un mese fa. La scoperta è iniziata per caso: questo account casuale mi ha inviato un messaggio…».

La scoperta che fanno questi ricercatori è sorprendente.

Che cosa si è scoperto? Che molti dei profili LinkedIn avrebbero uno scopo ben preciso e molto più semplice di quello che si pensava: non veicolare notizie false ovvero disinformare, ma aumentare le vendite delle piccole e grandi aziende. Account come quello di Keenan Ramsey trasmettono messaggi a potenziali clienti che, se rispondono, si metteranno in contatto con veri venditori che tenteranno di chiudere l’affare. Con questi profili falsi, allora, le aziende hanno la possibilità di aumentare il proprio mercato senza dover assumere nuovo personale di vendita. Questo fenomeno pare sia esploso durante la pandemia poiché è diventato sempre più difficile vendere tramite presentazione dei propri prodotti di persona. Da un punto di vista meramente aziendale, creare account social con visi poco umani creati da computer ha i suoi vantaggi: è certamente più economico che assumere personale che crei account reali. Inoltre, le immagini appaiono convincenti se non si è del settore e non le si guarda con attenzione.

Secondo uno studio recente di Pnas – «Proceedings of the National Academy of Sciences», rivista scientifica statunitense, organo ufficiale della United States National Academy of Sciences, nonché una delle maggiori riviste scientifiche a livello internazionale -, viene rilevato che i volti realizzati dall’intelligenza artificiale sono diventati «indistinguibili» dai volti reali. Gli utenti, infatti, avrebbero a disposizione solo il 50% delle possibilità di indovinare se un’immagine è stata creata da un computer o meno. Secondo Hans Farid, esperta di digital media forensics presso l’Università della California, Berkeley, coautrice dello studio con Sophie J. Nightingale della Lancaster University, creare finti profili LinkedIn come tecnica di marketing per vendere prodotti è molto pericoloso: «quella faccia tende a sembrare affidabile, perché è familiare, giusto? Sembra qualcuno che conosciamo». Se i contenuti vengono creati dall’intelligenza artificiale, potrebbe nascere nuova era di inganno online, utilizzando non solo immagini statiche, ma anche «deepfake» audio e video.

Dopo che i ricercatori di Stanford hanno comunicato alla piattaforma la presenza di profili finti creati ad hoc, al limite dell’inganno, LinkedIn ha dichiarato – senza però comunicare nel dettaglio la tipologia delle indagini svolte -, di aver indagato e rimosso quelli che violavano le sue politiche e le regole contro la creazione di profili fake o la falsificazione di dati ed informazioni: «le nostre politiche chiariscono che ogni profilo LinkedIn deve rappresentare una persona reale. Aggiorniamo costantemente le nostre difese tecniche per identificare meglio i profili falsi e rimuoverli dalla nostra community, come abbiamo fatto in questo caso» dichiara la portavoce di LinkedIn Leonna Spilman, che aggiunge «alla fine della giornata si tratta di assicurarsi che i nostri membri possano entrare in contatto con persone reali e ci concentriamo sul garantire che abbiano un ambiente sicuro per fare proprio questo».

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