Il figlio di Liliana Segre: «Voi non vi meritate mia madre»
03/11/2019 di Enzo Boldi
La cosa che appare più evidente, dopo la decisione del Centrodestra unito che a Palazzo Madama ha deciso di astenersi dal voto sulla Commissione sull’antisemitismo in Italia, è che il tentativo di denunciare una vacua a presunta strumentalizzazione della Senatrice a vita si sia trasformato in un boomerang condito da quella voglia di non deludere una parte del loro elettorato che continua ad ammiccare e a propinare linguaggio a base d’odio e discriminazione. E a confermarlo ci sono le 200 minacce quotidiane che Liliana Segre riceve ogni giorno. Ma questo non è bastato a quei senatori che, oltre a non partecipare al voto, non hanno neanche applaudito la firmataria di questa proposta, rimanendo seduti sui loro comodi scranni ben retribuiti.
LEGGI ANCHE > Vauro invita il leghista ad alzarsi in piedi per Segre, ma lui dice che «non è rispettoso per gli italiani»
Un gesto che ha provocato tantissime reazioni da più parti e le giustificazioni che i vari esponenti hanno provato a dare hanno prodotto solamente quel fastidioso rumore delle unghie su uno specchio che, in realtà, si era rotto non solo con l’astensione, ma anche con quella decisione di rimanere seduti e inermi nel momento in cui il Senato approvava una commissione atta a stanare e condannare la deriva dell’odio. Ed è questo quel che ha sottolineato anche Alberto Belli Paci in una lettera aperta invitata al Corriere della Sera.
Non vi meritate Liliana Segre
«A voi che non vi alzate in piedi davanti a una donna di 89 anni, che non è venuta lì per ottenere privilegi o per farsi vedere più brava ma è venuta da sola (lei sì) per proporre un concetto libero dalla politica, un concetto morale, un invito che chiunque avrebbe dovuto accogliere in un mondo normale – ha scritto il figlio primogenito della senatrice a vita -, senza sospettosamente invece cercare contenuti sovversivi che potevano avvantaggiare gli avversari politici. A voi dico: io credo che non vi meritiate Liliana Segre!».
Il numero 75190 sul braccio
Il figlio di Liliana Segre prosegue invitando tutti a guardare quel numero marchiato a fuoco sulla pelle di sua madre. Quel 75190 che le è stato impresso quando era ancora una bambina, rinchiusa in un campo di concentramento con la sola “colpa” di essere ebrea. E la Commissione Segre sull’antisemitismo potrà anche essere simbolica, ma metterebbe in luce atteggiamenti che – contro questo o quell’altro (non solo per quel che riguarda le discriminazioni religiosi) – stanno tornando e si stanno amplificando sui social. Ma, evidentemente, i senatori del centrodestra che accusano gli altri di essere attaccati alla poltrona, hanno il loro fondoschiena ben saldo su quelle comode sedute ideologiche.
(foto di copertina: ANSA/MASSIMO PERCOSSI)