L’applauso monco a Liliana Segre dimostra che antisemitismo e razzismo sono anche al Senato
31/10/2019 di Gianmichele Laino
La commissione sull’antisemitismo, il razzismo e le offese online era stata appena votata con una marea di astensioni che sono arrivate tutte dai banchi della destra. Lega, Fratelli d’Italia e Forza Italia non hanno partecipato all’accordo con le altre forze di maggioranza, che avevano presentato il testo – con prima firmataria proprio la senatrice a vita Liliana Segre – per la formazione di una commissione parlamentare che andasse a indagare questi veri e propri crimini d’odio sui social network.
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Applauso Liliana Segre, nessuna reazione dalla destra
Lo spunto era arrivato proprio dalla senatrice a vita, sopravvissuta di Auschwitz, che riceve costantemente insulti antisemiti in rete. I senatori della Lega, tuttavia, avevano chiesto che nel testo fosse inserito anche il concetto di cristianofobia. Una proposta che non poteva essere accettata nello spirito della proposta lanciata dalla maggioranza. L’effetto di quella discussione così concitata è stato l’applauso in aula: l’emiciclo si è alzato in piedi per omaggiare la senatrice a vita Liliana Segre che, nonostante l’età, ha partecipato all’intera discussione senza mai uscire da Palazzo Madama. Tutto l’emiciclo, tranne gli esponenti della destra che si trova all’opposizione.
Cose che non capisco: non ha ottenuto l’unanimità la mozione per istituire una commissione straordinaria contro odio, razzismo e antisemitismo, proposta dalla senatrice a vita Liliana Segre. L’aula del Senato l’ha approvata con 151 voti favorevoli, e 98 astensioni. #Segre pic.twitter.com/78NpoD6A2Q
— Monica D’Ascenzo (@Monica_Dascenzo) October 31, 2019
Applauso Liliana Segre, l’abbattimento di qualsiasi paravento
È un gesto inaccettabile per tanti motivi. Il primo è quello che segnala una verità che sembra inequivocabile: l’odio e l’antisemitismo non albergano soltanto nei social network, ma anche nei palazzi delle istituzioni. La macchina della delegittimazione non colpisce soltanto gli account e gli utenti del mondo virtuale, ma sono ancorati anche nella vita vera, in uomini e donne che dovrebbero, con il loro senso delle istituzioni, rappresentare un modello per gli elettori.
Invece, gli esponenti della destra non si sono alzati e non hanno applaudito. Non hanno partecipato a quello che sarebbe dovuto essere semplicemente l’omaggio alla razionalità. Uno di quei gesti che una volta – forse non più di dieci anni fa – sarebbero stati unanimi. Questo mondo bipolare, dove anche l’ultima delle opinioni d’odio è stata sdoganata, al contrario ha offerto uno spettacolo che segna definitivamente l’abbattimento della parete mascherata che separa la politica dalla propaganda politica.