A Tripoli piovono bombe, ma per Salvini in Libia non c’è una guerra: «Sono solo scontri»
17/04/2019 di Enzo Boldi
Spesso e volentieri si nega l’evidenza pur di non sconfessare una battaglia personale portata avanti da anni, come quella di Matteo Salvini che da sempre definisce il Tripoli come un porto sicuro. Poi, però, a forza di guardare la realtà dei fatti con i paraocchi si finisce per sminuire ciò che sta accadendo da qualche settimana – con le tensioni che vanno avanti da diversi mesi – in Libia. Ed è così che mentre piovono bombe sulla capitale libica – anche se il portavoce del generale Haftar è corso a spiegare che l’ordine non sia partito da loro – il ministro dell’Interno italiano continua a non voler parlare di guerra in atto.
«Al momento non c’è guerra, ci sono scontri e noi stiamo lavorando affinché non ci sia la guerra», ha spiegato Matteo Salvini ospite a Di Martedì, su La7. Una dichiarazione avventata dato che, nella notte, diverse bombe sono piovute su Tripoli, provocando almeno quattro morti e ferendo 23 persone. Sono state ben sette le esplosioni nel centro della capitale della Libia e tra le vittime c’è un’intera famiglia spazzata via dagli ordigni.
In Libia piovono bombe su Tripoli, ma per Salvini sono solo scontri
E, nonostante tutto, per Matteo Salvini si tratta solamente di scontri. Come se fossero le schermaglie di una partita a poker che, più degli interessi mondiali o delle sorti della Libia, si è trasferita sul tavolo verde (e il colore non è un caso) di una partita tutta interna al nostro governo. Il ministro dell’Interno ha, infatti, emanato quella contestata direttiva che ha come obiettivo principale la Ong italiana Mediterranea Saving Humans, quelli dalla famosa nave Mare Jonio. Un testo inviato a molti, tutti. Anzi, troppi. Una decisione che ha fatto storcere il naso al capo del dicastero della Difesa, il ministro Elisabetta Trenta, che ha replicato piccata alle ingerenze di Matteo Salvini.
Il tema degli ‘immigrati’, dei ‘profughi’ e la parola guerra
Tra i temi toccati c’è anche quello della definizione di ‘immigrati’ utilizzata dal leader della Lega. Come ha fatto notare il ministro Trenta, infatti, quella famosa ondata di esseri umani pronta a imbarcarsi dalla Libia in direzione Europa, non può essere etichettata come ‘immigrati’, ma profughi di guerra. Perché di quello si tratta, soprattutto dopo le azioni missilistiche che hanno iniziato a devastare Tripoli. Ma Salvini, anche nella sua direttiva, non cita mai la parola ‘guerra’, anche perché solo così potrebbe portare avanti la sua propaganda.
(foto di copertina: ANSA/CLAUDIO ACCOGLI)