Lettera aperta di oltre 10 mila scrittori per chiedere alle aziende AI un equo compenso

Il mondo della scrittura americano si è mobilitato con grande forza, un'azione con la quale OpenAI e le altre aziende che generano profitto con l'AI devono fare i conti

22/09/2023 di Ilaria Roncone

Nella giornata di oggi stiamo dando conto agli ultimi avvenimenti nell’ambito della serrata contesta tra intellettuali e creativi – nello specifico, gli autori – e le aziende di intelligenza artificiale, in particolar modo OpenAI, per il modo in cui queste ultime sfruttano le opere coperte da copyright per addestrare i modelli linguistici di grandi dimensioni. Gli scrittori contro OpenAI, in particolare, sono arrivati ad essere 10 mila. Questo numero raccoglie solo coloro che hanno scelto di firmare una lettera aperta rivolta ai leader delle aziende di intelligenza artificiale affinché proteggano gli scrittori.

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Scrittori contro OpenAI: la grandezza del fenomeno

Per capire la grandezza e l’enorme coinvolgimento di questo fenomeno occorre partire dagli autori di questa lettera: la Authors Guild. Si tratta della più antica e grande organizzazione professionale di scrittori pubblicati a livello nazionale degli Stati Uniti che fornisce sostegno su questioni di libertà di espressione e protezione del copyright. La lettera scritta è diretta a tutti i CEO di aziende che lavorano nell’ambito dell’intelligenza artificiale tra le quali troviamo OpenAI, Alphabet, Meta, Stability AI, IBM, e Microsoft.

Il punto centrale della lettera è il richiamo dell’attenzione sul fatto che queste aziende macinano soldi tramite queste tecnologie generative che possono esistere solo se nutrite di dati e di opere, anche quelle protette da copyright. La richiesta esplicita agli sviluppatori che lavorano a questi sistemi è quella di ottenere consenso, credito e compenso equo per tutti quegli autori le cui opere vengono coinvolte nell’addestramento.

Tra gli scrittori che hanno firmato la lettera ci sono Dan Brown, James Patterson, Jennifer Egan, David Baldacci, Michael Chabon, Nora Roberts, Jesmyn Ward, Jodi Picoult, Ron Chernow, Michael Pollan, Suzanne Collins, Margaret Atwood. , Jonathan Franzen, Roxane Gay, Celeste Ng, Louise Erdrich, Viet Thanh Nguyen, George Saunders, Min Jin Lee, Andrew Solomon, Rebecca Makkai, Tobias Wolff e tanti altri ancora.

L’AI non legge i testi, li copia

Il ragionamento di chi questa lettera l’ha sottoscritta viene spiegato. L’AI, come noto, fa estremo affidamento sul linguaggio, sulle storie, sullo stile e sulle idee di chi ha prodotto contenuti. In rete ci sono libri, saggi, articoli, poesie e una vastissima gamma di testi – e non solo – protetti da copyright. Questo materiale viene preso e dato in pasto all’AI affinché l’output (ovvero il prodotto generato in seguito alla richiesta di un utente) sia sempre più preciso e simile all’opera umana.

La scusa delle aziende che lavorano con l’AI, finora, è stata quella che i loro sistemi semplicemente vanno a leggere dei testi. Gli autori sostengono come questo non sia vero, considerato che quegli stessi testi – secondo loro – vengono copiati dal software che poi li riproduce ancora e ancora. La presidente della Authors Guild, Maya Shanbhag Lang, ha scritto: «Il risultato dell’intelligenza artificiale sarà sempre di natura derivativa. L’intelligenza artificiale rigurgita ciò che assorbe, che è il lavoro degli scrittori umani. È giusto che gli autori siano ricompensati per aver “nutrito” l’intelligenza artificiale e continuare a informarne l’evoluzione. Il nostro lavoro non può essere utilizzato senza consenso, credito e compenso. Tutti e tre sono indispensabili».

Le richieste alle aziende AI

Le richieste vengono esplicitamente fatte nel testo della lettera: si tratta di azioni che le aziende dovrebbero compiere per arginare la comprensibile preoccupazione degli autori. In primo luogo, si chiede di ottenere l’autorizzazione per l’uso di materiale protetto da copyright nei programmi di intelligenza artificiale generativa; in secondo luogo, la richiesta è di un equo compenso agli scrittori per l’utilizzo passato e presente delle loro opere nei programmi di intelligenza artificiale generativa.

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