La Lega dice che Facebook nasconde i suoi post, ma Meta smentisce

La domanda è: a fronte dell'investimento che, solo per queste elezioni, è stato di 51mila euro, la spesa vale l'impresa?

07/09/2022 di Gianmichele Laino

Sono tempi duri per tutti, quando si tratta di social network. Pensiamo alla Lega che, su Facebook, ha costruito buona parte del suo consenso. Matteo Salvini a colpi di fotografie con piatti improbabili, con mucche e con cavalli, a colpi di immagini che esponevano alla gogna social dei manifestanti di sinistra, era riuscito a catalizzare ampio consenso, proprio grazie all’impiego della sua piattaforma preferita. Squadra che vince non si cambia: e allora anche se Salvini ha dovuto rinunciare all’apporto pressante di Luca Morisi, ultimamente ha comunque deciso di investire cifre importanti nella diffusione dei suoi messaggi sui social. Eppure la Lega va contro Facebook, accusando la piattaforma di nascondere o di sfavorire i suoi post. Cosa è successo?

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Lega contro Facebook per l’accusa di nascondere i post del Carroccio

Secondo la libreria inserzioni, che è lo strumento che – da anni – Facebook mette a disposizione per misurare gli investimenti in sponsorizzazioni dei partiti politici (da questa libreria è possibile risalire anche ai finanziatori dei post sui social network), la Lega per questo rush finale di campagna elettorale per le elezioni del 25 settembre 2022 ha speso ben 51mila euro, tra la pagina di Matteo Salvini Premier e quella ufficiale del Carroccio. Tuttavia, gli esponenti della Lega hanno accusato Facebook di nascondere deliberatamente alcuni contenuti che, evidentemente, non stanno ottenendo i risultati di engagement attesi.

Meta smentisce operazioni in questa direzione. E, questa volta, pensiamo che non siano dichiarazioni di facciata. Fare contenuti su Facebook in questo periodo è molto diverso da come la piattaforma veniva utilizzata, ad esempio, nel 2018 o – comunque – negli anni immediatamente successivi, prima della pandemia di coronavirus. L’engagement dei contenuti politici è stato abbassato di molto, si dà valore a contenuti che Matteo Salvini non usa in maniera nativa su Facebook (come i reels), si è molto più attenti alla semantica dei messaggi inviati, favorendo quelli positivi al posto di quelli estremamente divisivi (contenuti su cui la Lega riusciva ad attrarre un grandissimo numero di consensi).

Inoltre, la portata generale della politica e dell’informazione che si basi esclusivamente sulla condivisione di link è stata molto ridimensionata nelle more dell’algoritmo della piattaforma, nonostante la sponsorizzazione. E anche da questo punto di vista, il modo di fare sponsorizzazioni è molto cambiato: non basta semplicemente dare un boost economico a un post su Facebook per assicurarne la buona riuscita e la vasta circolazione. Adesso ci sono nuovi strumenti di sponsorizzazione sulla piattaforma che non sempre sono compatibili con i messaggi politici. Facebook cambia, dovrebbe cambiare dunque anche la strategia dei partiti che lo utilizzano. Sarà, forse, che la comunicazione di Matteo Salvini abbia fatto fatica – presa dagli stravolgimenti politici dell’ultima ora, con delle elezioni convocate in tutta fretta e in maniera inaspettata – a farsi trovare pronta al cambiamento?

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