Il leghista Di Giulio accusa Facebook di censura visto che ha rimosso «il video sorridente» con la donna rom

Nella mattinata il social network, in seguito alle numerose segnalazioni, lo aveva eliminato dal feed del consigliere leghista

05/09/2022 di Gianmichele Laino

Alessio Di Giulio aveva pubblicato un video da Firenze in cui, immortalando una donna con vestiti tipici della tradizione rom e sinti, chiedeva ai suoi followers di votare la Lega il 25 settembre «per non vederla mai più». Il video era stato ripreso da Selvaggia Lucarelli, che aveva denunciato i toni utilizzati nel contenuto multimediale. Inevitabili le segnalazioni, sui social network, del video di Di Giulio che – questa mattina – è stato rimosso da Facebook. Il capogruppo della Lega al Quartiere 3 di Firenze non sembra essere particolarmente soddisfatto di questa decisione da parte del social network.

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Alessio Di Giulio si lamenta per la rimozione del video con la donna rom a Firenze

Il video, che era stato inizialmente oggetto di modifiche nel copy di presentazione (il semplice appello al voto era stato sostituito da una spiegazione del reato di accattonaggio, del quale – secondo la versione del consigliere leghista – si sarebbe resa responsabile la donna), adesso non compare più. E prima dell’ultimo post del 5 settembre, l’ultimo contenuto firmato dal consigliere risale al 27 agosto.

«Facebook ha censurato il video sorridente che ho postato ieri, dove mi auguravo di non vedere più l’accattonaggio a Firenze visto che la signora in questione ci ha seguito da piazza Signoria a metà via Calzaiuoli chiedendoci soldi in maniera insistente dopo che io e la mia ragazza avevamo fatto un’aperitivo in piazza» – ha scritto il consigliere leghista di Firenze. Ha poi fatto un appello agli influencer: «Non so perché – si chiede – ma non riesco a vedere, da parte di qualche influencer della domenica, nessun video che denunci il tema dell’accattonaggio molesto nelle grandi città della Toscana». In ogni caso, nello stesso post, il consigliere Alessio Di Giulio nega qualsiasi accusa di razzismo.

Facebook ha delle policies molto severe a proposito dell’incitamento all’odio: i post che vengono riconosciuti come tali dai suoi moderatori vengono inevitabilmente rimossi. Non si capisce, dunque, lo stupore del consigliere leghista che utilizza esplicitamente il termine “censura”. La rimozione di un contenuto non confacente alle regole che disciplinano il social network rappresenta una violazione delle regole stesse. Eppure, ogni volta che capitano cose del genere, ci si stupisce: l’ultima volta era successo con il video dello stupro di Piacenza, alla fine rimosso dalla timeline di Giorgia Meloni che lo aveva proposto. In campagna elettorale, sui social, si dà spesso il peggio di sè e si fa fatica a riconoscerlo.

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