Twitter e Facebook hanno rimosso il video dello stupro di Piacenza dalle bacheche di Giorgia Meloni

Seppure la Meloni continui a rivendicare la scelta di condivisione del video, Facebook e Twitter hanno ritenuto che violasse le loro regole e l'hanno rimosso

23/08/2022 di Ilaria Roncone

Se per Giorgia Meloni quei contenuti sono stati pubblicati per difendere la dignità della vittima dello stupro di Piacenza – come non ha esitato a ribadire nel pomeriggio di ieri -, Twitter e Facebook non la pensano così. Il contenuto è infatti stato limitato su entrambi i social. Il video Meloni stupro Piacenza – con copy da piena campagna elettorale annessi – è infatti scomparso sia dal profilo Twitter che dal profilo Facebook dell’aspirante premier italiana. Non per sua scelta, ovviamente, a differenza di quanto accaduto con Il Messaggero che – nel corso della giornata di ieri e circa 24 ore dopo la pubblicazione del contenuto – ha scelto di eliminare dal sito il video pubblicato andando oltre il confine delle regole deontologiche.

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Il video Meloni stupro Piacenza rimosso sia da Facebook che da Twitter

video meloni stupro piacenza twitter

Già nella serata di ieri Twitter – come documentato con lo screenshoot qui sopra – ha deciso di limitare il contenuto condiviso perché ha violato le regole della piattaforma. La stessa cosa è accaduta su Facebook, dove il post non è più visibile tra i vari contenuti pubblicati a brevissima distanza l’uno dall’altro, al ritmo serrato di questa incalzante campagna elettorale. C’è anche la possibilità che, considerato il grande interesse attorno alla tematica, ci sia stata una mobilitazione di utenti che hanno scelto di segnalare il filmato.

L’aspirante premier continua a difendere la sua scelta non menzionando le rimozioni

Mentre il Garante per la Protezione privacy ha avviato un’istruttoria «per accertare eventuali responsabilità da parte dei soggetti che a vario titolo e per finalità diverse vi hanno proceduto – in riferimento alla pubblicazione del video – e avverte tutti i titolari del trattamento a verificare la sussistenza di idonee basi giuridiche legittimanti tale diffusione», Giorgia Meloni ha scelto di pubblicare un video in cui difende nuovamente la sua scelta (non facendo minima menzione del fatto che quei contenuti non sono più visibili sulle sue bacheche) dicendo di aver agito in difesa della dignità della donna («pubblico il video di uno stupro avvenuto a Piacenza ai danni di una signora ucraina da parte di un richiedente asilo per esprimere solidarietà alla vittima, condannare l’accaduto e chiedere giustizia» e, ancora, afferma di aver preso il video «da uno dei principali quotidiani italiani»).

Giorgia Meloni non considera, però, che deontologicamente parlando a livello giornalistico – lei è iscritta all’Ordine dal 2006 – un contenuto del genere supera i limiti del diritto di cronaca e non aggiunge nulla alla narrazione del fatto. Il gesto, che può essere contestato a livello morale, anche a livello giornalistico non aggiunge nulla alla narrazione del fatto se non lo sfruttamento del voyeurismo perché il contenuto abbia una portata e una visibilità maggiore (come nel caso della tragedia del Mottarone).

Per concludere e in riferimento alla solidarietà alla vittima: cosa se ne potrà fare dell’abbraccio di Giorgia Meloni, la donna violentata, quando entrando in rete il contenuto censurato a livello visivo ma chiaramente udibile sarà stato condiviso e ricondiviso e, comunque, facilmente rintracciabile nel tempo? Seppure presente in rete per sole 24 ore e ormai cancellato dai social, per quel lasso di tempo chiunque ha avuto la possibilità di scaricarlo e – in futuro – potrebbe caricarlo nuovamente.

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