La direzione che potrebbe prendere la nuova legislazione americana sui Big Tech

Se ne è discusso ieri durante un panel alla Camera. L'obiettivo è quello di depotenziare i giganti del Tech sia a livello imprenditoriale che commerciale con una serie di vincoli

25/06/2021 di Enzo Boldi

Sei progetti di leggi che hanno un unico obiettivo: indebolire la potenza di fuoco (economica, imprenditoriale e commerciale) dei Big Tech. La discussione è avvenuta ieri alla Commissione Giustizia della Camera americana, dove i rappresentati della magistratura del Parlamento hanno dato vita a un panel in cui sono state affrontate tantissime tematiche legate al mondo dei giganti del web. Non si parla (solo) di tasse, ma proprio di vincoli che se fossero stati applicati anni fa avrebbero penalizzato la crescita esponenziale di tantissime aziende. Insomma, ci sarebbe potuta essere maggiore concorrenza sul mercato, bloccando quella sorta di monopolio multi-testa. Ecco le principali novità in questa proposta di legge sui Big Tech negli Stati Uniti.

LEGGI ANCHE > Google rinvia al 2023 la rimozione dei cookie da Chrome

A riportare il nocciolo della questione affrontata durante questo panel-fiume alla Camera statunitense è la CNN che spiega come l’incontro sia durato ben 29 ore e le proposte fatte potrebbero rivoluzionare il mercato della concorrenza sui Big Tech. Almeno per come lo abbiamo conosciuto fino ad ora. E, in particolare, i punti principali affrontati – e che potrebbero tramutarsi in legge sui Big Tech aggiornando la normativa vigente, rimasta ferma a qualche anno fa – durante il panel hanno messo in luce un radicale cambiamento nella gestione dell’Antitrust.

Legge sui Big Tech, di cosa si è discusso alla Camera USA

Di particolare interesse sono gli effetti che queste proposte potrebbero portare e, provando a fare un flashback, vedere come sarebbe potuto essere il mondo digitale qualora queste norme fossero entrate in vigore anni fa. Facciamo alcuni esempi: Amazon non potrebbe possedere una piattaforma di e-commerce su cui entra in concorrenza con i rivenditori indipendenti; Google non potrebbe sponsorizzare i contenuti pubblicati nel “suo” (inteso come “di proprietà”) Youtube. Apple avrebbe dovuto consentire la presenza di altri “negozi di app” sui dispositivi iOS e non solo l’esclusiva dell’App Store della Mela. E, soprattutto, Facebook non avrebbe potuto acquisire nuove startup in modo da contenerne (e gestirne) la minaccia competitiva.

Adesso si potrebbe andare in questa direzione per mettere a freno la potenza dei Big Tech e ravvivare quel concetto di concorrenza che negli ultimi anni, fatte salve alcune eccezioni, hanno visto un mercato stantio e condotto dai soliti attori protagonisti. E questo tipo di legislazione, come spesso capita, potrebbe arrivare ben presto anche in Europa. In attesa, anche, della definizione ulteriore sulla Web Tax.

(foto: da Unsplash)

Share this article
TAGS