Le 432 famiglie sfrattate dalle Ferrovie dello Stato

LA LEGGE E LE DEROGHE – Il tema del contendere è relativo però alla questione del diritto edificatorio e dei quattro metri e mezzo. Il decreto citato da Rossi è il D.P.R. 753/80 che prevede una distanza minima dal sedime ferroviario di 30 metri ma che apre ad una serie di deroghe, sempre dedicate alla ferrovia. Ciò significa che questo limite era superabile. Prendiamo ad esempio il caso di un fabbricato costruito nel 1984 a Bari che ha goduto di un permesso particolare per essere realizzato a 6,1 metri dal sedime ferroviario mentre Ptpl riporta un’altra autorizzazione, datata 2002, nella quale si permette la costruzione di una rimessa di autobus ad una distanza di 9,6 metri dalla linea ferroviaria. Quindi parliamo di autorizzazioni in deroga e non di valori assoluti, visto anche che si parla di un documento di Ferrovie dello Stato.

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LE DOMANDE SENZA RISPOSTA – Ciò che risulta strano, e sarà questo il pensiero del Senatore Pd Manuela Granaiola, è che queste richieste di sfratto siano state presentate senza motivazione. Inoltre non si spiega quale sarà il futuro delle abitazioni ed, infine, si violerebbe l’accordo sindacale con la sigla Sunia nel quale è specificato che in caso di sfratto ci penseranno le Ferrovie a trovare una soluzione. No. Ferservizi spiega che tocca ai comuni farsi carico dei residenti. Ed a proposito del Senatore Granaiola, lo scorso 17 dicembre questi ha presentato un’interrogazione diretta al ministro delle Infrastrutture Maurizio Lupi per chiedere lumi relativamente all’atteggiamento di Ferservizi sulla situazione.

L’INTERROGAZIONE DEL SENATORE GRANAIOLA – Nel testo dell’interrogazione, il Senatore si chiede come mai gli inquilini dopo aver speso soldi per ristrutturazioni sperando poi nell’acquisto, non esaudito a causa di questioni burocratiche, Ferservizi vuole estromettere gli inquilini dalle case distanti meno di 4,5 metri dai binari. E poi si lancia l’attacco diretto alla società:

secondo alcune notizie di stampa gli ex caselli posti all’interno del parco dell’Uccellina sono stati venduti a caro prezzo, nonostante anche per essi valgano le norme di sicurezza che si vorrebbero applicare agli altri ex caselli

Vengono poi riproposte le parole dell’Ad di Ferservizi, Rossi, sulla demolizione delle case e la vendita del diritto edificatorio per una realizzazione a quattro metri e mezzo di distanza dai binari, sicuramente insufficienti nel caso del deragliamento di un treno. Il tutto mentre, come abbiamo visto, sono sempre state concesse deroghe.

Infine ecco l’atto d’accusa:

non è chiaro se si tratti di un problema di sicurezza o di una volontà da parte di Ferservizi di recuperare risorse vendendo le stesse aree ove oggi sorgono gli ex caselli al miglior offerente

con il Senatore che chiede a Lupi come intende agire per evitare che Ferservizi porti a compimento l’iniziativa e se è vero «che, per i proprietari degli edifici collocati nei pressi dei binari, sia prevista una deroga alle norme in materia di sicurezza».

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L’EQUIVOCO DELLA STRAGE DI VIAREGGIO – A quest’interrogazione è seguita poi una seconda interrogazione, presentata l’otto gennaio 2014, sempre dal Senatore Granaiola, che lamentava la non risposta da parte del Ministro Lupi. Intanto i residenti non ci pensano proprio ad abbandonare la propria casa. Rosario Russo, uno dei ferrovieri coinvolti, ripreso da Repubblica, vive in una casa distante 4 metri e 30, venti centimetri in meno della distanza, e conferma che non andrà mai via. Eppure la motivazione, ovvero la nuova disposizione a seguito della Strage di Viareggio, non convince. Perché? L’incidente avvenuto il 29 giugno 2009 e costato la vita a 33 persone, è accaduto cinque anni dopo l’entrata in vigore della direttiva, come confermato dall’Ad di Ferservizi Rossi, che aveva parlato di un documento di Fs datato 2004 che prevedeva la distanza.

IL TAVOLO TECNICO VOLUTO DAL PREFETTO DI LUCCA – Allora c’è un’incongruenza, che si assomma alle altre fin qui denunciate. Gli inquilini hanno già fatto sapere che non se ne andranno e probabilmente rimarranno lì dove sono. Anche perché, come riportato da Versiliatoday, il Prefetto di Lucca ha convocato il 14 gennaio un tavolo tecnico con le parti in causa per arrivare ad una soluzione dopo aver compreso lo stato della questione. In provincia sono 14 le case interessate dal provvedimento di Ferservizi che si è impegnata dal canto suo a cercare soluzioni a canoni agevolati, modificando in parte la sua posizione rispetto al passato. I Comuni dal canto loro hanno spiegato la difficoltà di trovare alloggi agli inquilini. Di certo si sa che al momento non ci saranno sfratti prima di aver trovato una soluzione alternativa.

IN ATTESA DI UNA RISPOSTA DA PARTE DEL MINISTRO LUPI – In attesa di una risposta da parte del ministro Lupi, appare evidente il ruolo di Ferservizi nella situazione. Si è parlato di sicurezza e di strage di Viareggio ma nella lettera di conclusione della locazione non venivano presentati motivi validi ma solo uno scarno comunicato. Si scopre poi che le abitazioni entro i 30 metro sono state realizzate con deroghe continue fin dal 1980 e che infine si è cercato di coinvolgere i comuni con situazioni abitative alternative in violazione con gli accordi siglati con il sindacato degli inquilini nel 2008. Infine il quesito presentato dal Senatore Granaiola: per quale motivo Ferservizi ha deciso che quelle case servono? E come s’inserisce l’opinione dell’Ad di demolirle e poi venderle, cancellando probabilmente (aggiungiamo noi) il diritto di prelazione degli inquilini? A tutte queste domande potrebbe rispondere il Ministro Lupi. La risposta è però in attesa da un mese. (Photocredit Google)

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