La vera storia di Jessica Rabbit “trasformata perché troppo sexy” e la bufala della cancel culture

Molti (quasi tutti) i quotidiani e siti di informazione italiani hanno raccontato la vicenda sbagliando punto di vista e presupposti. La realtà è ben diversa da quel che è stata narrata

26/09/2021 di Enzo Boldi

Usare parole e concetti tratti dal vocabolario anglosassone può aiutare a catturare l’attenzione dei lettori. Poi, però, occorre essere consci e consapevoli del significato di quei termini per non rischiare di raccontare una storia non vera. Soprattutto quando si parla di “cinema”, parole come “cancel culture” vengono citate a sproposito, forse neanche conoscendo il loro reale valore. L’ultimo caso riguarda la famosa Jessica Rabbit, co-protagonista della pellicola di Robert Zameckis “Chi ha incastrato Roger Rabbit“, di proprietà della Disney.

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Moltissimi quotidiani hanno titolato: “Jessica Rabbit, addio donna fatale, Disney si adegua alla cancel culture”, “Jessica Rabbit è troppo sexy. E Disney le farà indossare l’impermeabile”, “Jessica Rabbit troppo sexy: Disney la ridisegna e la trasforma in un’investigatrice”. Titoloni spropositati che, oltre a citare concetti che non hanno nulla a che vedere con questa vicenda, non raccontano e non contestualizzano praticamente nulla. Il motivo è molto semplice: la cancel culture non c’entra nulla e le “modifiche” al personaggio non riguardano il famoso film, ma il plot di una possibile nuova pellicola con protagonista la rossa “femme fatale”.

Jessica Rabbit “censurata” e la bufala della cancel culture

Ma tutto partito dalla notizia, ribattuta negli Stati Uniti, mal interpretata (per usare un eufemismo) dalla “pigra” stampa italiana. Si parla, infatti, di un parco Disneyland in cui è stata modificato il punto in cui Jessica Rabbit compare davanti agli occhi dei visitatori, all’interno di un’attrazione a bordo di una “giostra”.

Invece di trovarsi – come appare nel film originale – all’interno del portabagagli di un’automobile, la “donna” compare in uno “spezzone” successivo in un frame che la immortala poco dopo essersi liberata dalla funi e con un martello in mano. Questo, di fatto, è l’unico cambiamento. E ribadiamo: non nel film, ma in un’attrazione del parco Disneyland.

Il futuro della rossa “femme fatale”

Dov’è la cancel culture? Da nessuna parte. Andando a visionare il catalogo di Disney+, infatti, la pellicola “Chi ha incastrato Roger Rabbit” è ancora presente (senza alcuna modifica). Il film, come ovvio – visti i contenuti – è classificato come un “9+“: questo vuol dire che la visione è consigliata (seguendo la logica del parental control) dai nove anni in su.

Questo non stupisce viste le battute e alcuni riferimenti “sessuali” che vengono fatti all’interno dei 103 minuti di durata. Perché non è scritto da nessuna parte che se in una pellicola appaiono personaggi da “cartone animato” allora questa deve essere consigliata anche ai più piccoli.

Per tutti questi motivi non ha alcun senso parlare di cancel culture (concetto di cui molti si riempiono la bocca senza conoscerne il significato) e, soprattutto, parlare di censura. Per il resto c’è da sottolineare solamente un futuro upgrade della figura di Jessica Rabbit. A breve, infatti, la “rossa” femme fatale potrebbe apparire – sempre in una pellicola firmata Disney – in vesti differenti: da investigatrice (da qui la storia della “censura” con impermeabile). Si tratta di piani futuri e futuribili, ma nessun passato sarà cancellato.

(foto di copertina: da Chi ha incastrato Roger Rabbit)

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