La responsabilità di Kennedy nella guerra in Vietnam

14/03/2014 di Mazzetta

Kennedy, il generale Taylor e il segretario della difesa McManara
Kennedy, il generale Taylor e il segretario della difesa McManara

IL TALEBANESIMO CATTOLICO – Diem inoltre abolì divorzio, vietò i contraccettivi e dichiarò illegali i rapporti extra-coniugali, oltre a dedicare il paese alla Vergine Maria e a creare l’istituto educativo di Vinh-Long per la formazione dei quadri dirigenti del regime, per il quale furono scelti come insegnanti solo preti cattolici. Una discriminazione che mantenne anche nella ridistribuzione delle terre, tanto che in quel periodo la chiesa cattolica divenne il più grande latifondista del Sud. I preti furono poi autorizzati a costituire gruppi armati, impegnati a sgombrare i villaggi che non si convertivano al cattolicesimo, oltre ad attaccare e saccheggiare i monasteri buddhisti, delitti sempre impuniti per la complicità del governo, che vietò persino la bandiera buddhista.

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LE PROTESTE REPRESSE NEL SANGUE – A maggio del 1963 i buddhisti decidono di manifestare il loro dissenso per queste politiche, ma il regime spara sulle manifestazioni e poi dà la colpa ai vietcong, suscitando l’indignazione popolare a Nord come a Sud e provoca un comprensibile problema nel ritorno negativo d’immagine in Occidente, dove già le immolazioni dei monaci che si davano fuoco per protesta suscitava grande scalpore. A Washington, partendo da considerazioni più prosaiche decidono che Diem deve cambiare politica e liberarsi del fratello, che aveva la fama del più cattivo e sanguinario del regime. Se al Nord i comunisti si liberavano della borghesia mandando a morte decine di migliaia di vietnamiti, Diem ne ha fatti uccidere 12.000 nei primi due anni di governo e ancora a decine di migliaia ne ha incarcerati o deportati, secondo gli storici ne ammazzarono di più i comunisti, ma la magnitudo dei massacri da parte dei due regimi fu simile.

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