La conversione di Paolo Sizzi

LA DIGA ERA ORMAI ROTTA –  Eravamo a metà gennaio e già si capiva che la strettissima corazza lombardista che il giovane Sizzi si era cucito addosso, ora soffocava il Sizzi più maturo, ma lo showdown del 13 scorso ha preso del tutto in contropiede gli affezionati come i suoi più attenti osservatori, in particolare quelli che lo seguono e c’interagiscono spesso attraverso Twitter e che credevano di aver trovato un uomo dai dogmi incrollabili. Eppure Sizzi lo aveva spiegato chiaramente di non essere di quella pasta lì, raccontando ad esempio la sua transizione da cattolico bigotto a impenitente bestemmiatore. La notizia comunque è stata un fulmine a ciel sereno anche per chi s’aspettava che prima o poi le ripetute interazioni del giovane Sizzi con il mondo al di fuori della sua valle ci avrebbero regalato un nuovo Sizzi:

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IL TRADIMENTO LOMBARDISTA – Le reazioni della platea più fedele non si sono fatte attendere e sono state per lo più all’insegna dell’incredulità e della delusione, dopo anni trascorsi a dire il peggio dei romani e in genere di tutti quelli nati al di sotto della Alpe orobiche, Sizzi che ti diventa «italianista» è un evento che scuote una delle poche certezze offerte dal ventunesimo secolo. Eppure,come ha spiegato lui stesso si tratta di un’evoluzione naturale: «Capisco l’ovvio clamore ma accostare al lombardesimo l’italianismo significa solo maturare. La vita è un cammino e finisce solo alla morte», frutto di maturazione e ravvedimento: «Nulla, mi sono ravveduto. L’Italia etno-federale è la via da seguire» e non è un riferimento al leghismo, ma «La mia svolta non è leghista, è italianista. Non possiamo non dirci Italiani col glorioso passato romano.»

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È SEMPRE LUI – Il che non vuol dire rinunciare alla cronometria e ad altre bizzarrie, che Sizzi pare intenzionato ad adeguare alla nuova passione nazionalista, ma per l’intanto l’orizzonte di Sizzi si è notevolmente allargato fino a fargli esprimere addirittura simpatie per la Lazio. Una squadra della Terronia, secondo il suo vocabolario ora in via di revisione, e per giunta romana, espressione di una città per la quale Sizzi ha sempre manifestato disprezzo e ostilità, non per niente ha un gruppone di fan romani che amano giocare con questa sua fissa.

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UN SIZZI IMPERIALE – Ora invece Sizzi sembra conquistato dall’immagine della Roma imperiale non meno di quanto lo furono i suoi avi all’apparire delle legioni che s’impadronivano della pianura padana e si spingevano a Nord verso l’Europa: «L’indipendentismo è solo un favore al marxismo ragazzo. Nessuno tocchi l’Aquila legionaria e i nostri Padri indoeuropei».

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UNA DELUSIONE PER MOLTI – Un’evoluzione non improvvisa o improvvisata: «Sono passi meditati e ponderati da tempo, non è la mattana del momento», dice, affermando che «non è fascismo, è etno-regionalismo, ho solo recuperato l’Italia» e ancora: «All’alba dei 30 anni è ora di rinsavire ragazzi. Non possiamo non dirci Italiani.» C’è poco da fare, Sizzi ha studiato, si è evoluto e ha concluso che «Siamo un grande Paese votato all’unità nella diversità, in nome di Roma e delle sue aquile legionarie. Italiani da 4000 anni.» Peccato che così abbia perso buona parte del suo appeal, che stava tutto nell’interpretazione e perorazione del buffo lombardismo. Il nazionalismo che chiama in causa le aquile romane, pur declinato come etno-nazionalismo federale, ha invece tutt’altro sapore e non fa ridere come l’arianesimo orobico, anche se riconcilia e riavvicina l’iconografia e la cultura di Sizzi alla grande tradizione nazifascista dalla quale ha finora tratto tutto il suo ciarpame ideologico. La delusione tra chi lo seguiva con interesse e quasi con affetto è palpabile, il toccare con mano i limiti di Twitter come strumento didattico ha raggelato più d’uno, tutti gli sforzi fatti per farlo uscire dalle montagne e mostrargli il mare… e poi questo gran ariano ti diventa un laziale d’estrema destra come un coatto qualunque e comincia a dire ave di qua e ave di là. Una grande occasione d’intrattenimento persa e Sizzi che cade dalla padella alla brace, almeno fino al prossimo ravvedimento, non è detto infatti che con gli italici etno-nazionalisti e le atmosfere latine si troverà bene, Sizzi è uno esigente.

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