Storia di un paese fallito in partenza

05/07/2013 di Mazzetta

SOUTH SUDAN

TEMPO E RISORSE SPRECATE – I problemi del Sud sono enormi e probabilmente non basterebbero nemmeno le rendite petrolifere investite con la massima oculatezza per risolverli in tempi umani, ma con il ritmo mostrato finora il paese andrà poco lontano, tanto che diversi membri della diaspora rientrati nel paese hanno presto ripreso la strada dell’estero. Per le persone qualificate che vorrebbero contribuire alla rinascita del loro paese importando le competenze acquisite all’estero non c’è una sponda, ma anzi l’ostilità degli uomini dello SPLA che vedono malissimo qualsiasi potenziale concorrente al potere e che sono ancora pervasi da una logica guerriera, la stessa che li ha spinti a provocare il Nord anche dopo la concessione dell’indipendenza, investendo le magre risorse in carri armati di seconda mano e completando appena l’asfaltatura della prima strada della capitale, l’unica del paese. Incapacità alla quale non è estranea la corruzione, che secondo tutti gli osservatori è rampante.

SERVE TUTTO – Paese che ha una popolazione bisognosa di servizi sociale e d’infrastrutture, ma il petrolio rischia di esaurirsi senza che le entrate che procura siano investite per creare un’alternativa praticabile al petrolio, che per ora appare unicamente l’agricoltura. Ma un governo di guerrieri è poco adatto a prestare orecchio ai contadini, così anche l’unica opera pubblica strategica iniziata dal governo del Nord giace incompiuta e abbandonata, nonostante sembri in grado di portare enormi benefici a tutto il paese, non solo all’agricoltura.

LA GRANDE OPERA – Si tratta del canale di Jonglei, quasi completato allo scoppio della guerra civile del 1983, una grande opera idraulica che dovrebbe servire a bonificare il Sudd, l’enorme regione paludosa che occupa il centro del paese. Il canale dovrebbe contenere e regolare le acque del Nilo Bianco che allagano l’area, permettendone lo sviluppo agricolo e riducendo l’evaporazione delle acque del fiume, che così potrebbero essere impiegate per una moderna irrigazione dei campi. Un progetto che avrà anche un pesante impatto sull’ambiente e sulla pesca e anche sulle abitudini delle popolazioni che abitano la regione, ma renderebbe anche il paese molto più percorribile, aprendo la strada a diverse attività economiche e non solo a un’agricoltura che ora coltiva solo il 2.2% di un territorio enorme e libero da presenze urbane o industriali e addirittura privo di arterie di comunicazione

 

 

 

 

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