Il caso Isybank e l’evoluzione delle banche digitali in Italia

Il 29 febbraio è scaduto il termine ultimo per alcuni correntisti Intesa Sanpaolo. La migrazione è l'emblema del cambiamento

02/03/2024 di Redazione Giornalettismo

In autunno c’erano state grandi polemiche, più sulla metodologia dell’annuncio che sulle reali preoccupazioni tecniche. Il 29 febbraio, però, è stato un giorno molto importante per quel che riguarda il settore bancario italiano in “salsa” digitale, perché entro la giornata di giovedi i correntisti di Intesa Sanpaolo (non tutti, ma solo quelli “prevalentemente digitali”) avranno decideso se mantenere lo status quo e il loro conto corrente “classico” oppure optare per il passaggio a Isybank, la banca interamente digitale e a cui è possibile accedere esclusivamente attraverso un’app.

Isybank e il cambio di paradigma delle banche italiane

L’inizio delle operazioni risale all’estate scorsa, ma le critiche sono arrivate nel mese di ottobre. Alcuni correntisti hanno criticato la decisione unilaterale presa da Intesa Sanpaolo, aprendo anche un fronte parlamentare che ha poi portato a un intervento dell’Antitrust che ha chiesto un cambio di paradigma nelle comunicazioni, con l’obbligo di chiedere un “consenso esplicito” all’utente/cliente per procedere con la migrazione a Isybank, il ramo aziendale esclusivamente digital del Gruppo.

Al netto di tutto ciò, questa mossa sembra rispondere perfettamente ai dati più recenti. Quelli relativi all’utilizzo di strumenti digitali da parte della maggior parte dei correntisti. In Italia, infatti, da oltre cinque anni è iniziato un percorso di transizioni digitale che ha coinvolto anche i comportamenti per quel che riguarda il rapporto tra cittadini e istituti bancari. E così, come spiegato dall’Amministratore Delegato di Isybank – Antonio Valitutti – a Giornalettismo, questa dinamica sempre meno fisica e sempre più digitale sarà il fulcro del cambio di questo paradigma.

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