Fino a venerdì sera, un sito di propaganda pro-Isis ha utilizzato il servizio di cloud computing di AWS

Il sito è stato disabilitato da Amazon, in seguito alle segnalazioni su Site e sul Washington Post

29/08/2021 di Gianmichele Laino

Le condizioni di utilizzo dei servizi di AWS – l’azienda del gruppo Amazon che fornisce servizi di cloud computing a diversi operatori sul web – sono molto chiare. Del resto, lo aveva sperimentato anche Parler, il social network sovranista, dopo il 6 gennaio 2021: tutti quei progetti che utilizzano AWS e che incitano all’odio – in qualsiasi sua forma – vanno contro le policies della compagnia e, pertanto, l’azienda si riserva di risolvere unilateralmente il contratto. Eppure, questo non ha impedito – fino a venerdì sera – che un’app di propaganda pro Isis continuasse a essere presente su AWS e a utilizzarne i servizi. Amazon ha annunciato poi di averla rimossa, dopo aver ricevuto alcune segnalazioni dalla stampa specializzata, soprattutto in seguito al grande lavoro che, sul tema, ha fatto Site.

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Isis su AWS, la scoperta

Il paradosso che si stava verificando, insomma, era che un sito di propaganda pro Isis, che – tra le altre cose – aveva contribuito alla rivendicazione dell’attentato all’aeroporto di Kabul, funzionava ed era online grazie a un’azienda americana tra le più importanti e strategiche a livello internazionale.

Lo ha scoperto Site, che si occupa di informare in merito alle operazioni di intelligence e che per primo aveva dato notizia della rivendicazione – da parte dell’Isis-K – dell’attentato sanguinario a Kabul (che ha fatto oltre 170 vittime, con 13 militari americani coinvolti). Nida-e-Haqq (questo il nome del servizio) era scritto in lingua urdu e, tra le altre cose, aveva pubblicato l’ormai nota immagine del kamikadze con la bandiera dello stato islamico.

«È semplicemente strabiliante che anche dopo tutti questi anni – dice la direttrice di Site Rita Katz -, l’ISIS possa ancora trovare un modo per sfruttare una società di hosting come Amazon». Site ha analizzato il codice sorgente dell’applicazione e ha scoperto il collegamento con AWS. La segnalazione è arrivata ad Amazon che, nella serata di venerdì, ha provveduto alla rimozione del sito: «A seguito di un’indagine – ha detto Casey McGee, portavoce di Amazon -, abbiamo disabilitato un sito web che era collegato a questa app in quanto violava la AWS Acceptable Use Policy». Una risposta scontata, che però non permette di comprendere come – per il periodo tra aprile e agosto 2021 – sia stato possibile tutto questo, nonostante il continuo monitoraggio di Amazon.

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