Gli effetti dello scandalo Pegasus su Apple e Amazon

L'azienda di e-commerce ha annunciato l'interruzione dei suoi rapporti con NSO Group, Apple vede crollare le sue azioni

20/07/2021 di Gianmichele Laino

L’Ungheria e i suoi giornalisti critici con Orban, come Paese dell’Unione Europea. Ma anche il Messico, con i suoi 50 politici intercettati quando erano all’opposizione. O in India, dove Rahul Gandhi – rivale di Modi – ha subito la stessa sorte. Per non parlare degli attivisti discendenti di coloro che hanno ispirato il film Hotel Rwanda. Sono tantissime le vittime dello spyware Pegasus, che – come rilevato dal network di giornalisti investigativi Forbidden Stories e da Amnesty International – si sono viste controllare i propri device attraverso l’installazione del più potente strumento per intercettazioni mai progettato da un privato, nella fattispecie l’israeliano NSO Group. Ma lo scandalo Pegasus sta toccando anche alcuni colossi internazionali, ovviamente non direttamente coinvolti nella questione, ma investiti di riflesso. Soprattutto per quanto riguarda la propria immagine e la “pulizia” del proprio brand.

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Scandalo Pegasus e la reazione di Amazon e di Apple

Parliamo di sicurezza. Nella giornata di ieri, si è diffusa la notizia che il sistema di spyware abbia attaccato indifferentemente sistemi operativi Android o iOS. Su quest’ultimo tasto c’è stata una discussione particolarmente vivace: Apple, nell’ultimo periodo, aveva investito gran parte della sua propaganda sulla sicurezza informatica dei propri dispositivi. Una battaglia fatta anche di ampi contrasti con i principali colossi dei social network o con le altre app progettate e vendute all’interno dell’Apple Store. Scoprire una vulnerabilità a un sistema – in verità molto complesso e tecnologico – ha portato inevitabilmente a un crollo della brand reputation. Che, al momento, può essere quantificato nella discesa del 2,4% del prezzo delle azioni del colosso di Cupertino.

Ma Apple non è l’unico OTT ad aver subito il reflusso dell’ondata di sdegno provocata dallo scandalo Pegasus. Basti pensare, ad esempio, alla reazione di Amazon. In questo caso, il comportamento del colosso dell’e-commerce è stato molto simile a quanto accaduto – ad esempio – con Parler. In quella circostanza, in virtù dei fatti di Capitol Hill – durante i quali emerse la responsabilità del social network amato dai sovranisti -, il fornitore di servizi di cloud computing AWS decise di interrompere i suoi contatti con la piattaforma. Oggi, Amazon ha annunciato di aver smesso di fornire i servizi di rete a NSO Group, l’azienda che ha progettato e ha venduto Pegasus. In una nota, Amazon ha affermato di aver «agito rapidamente per chiudere l’infrastruttura e gli account pertinenti». Effetto domino, dalla politica, al mondo dei media, passando per quello dei grandi colossi del web. Ancora una volta, la sensazione che lo scandalo Pegasus abbia fatto emergere connessioni che, un tempo, avremmo potuto vedere soltanto nelle pellicole di fantascienza.

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