Claudio Michelizza (Bufale.net): «È stato l’anno più duro, anche a causa dei giornalisti»

Il bilancio del suo progetto, dopo un anno di disordine informativo sul coronavirus

02/04/2021 di Redazione

Il 2 aprile di ogni anno si celebra una giornata molto particolare per il mondo dell’informazione. Sappiamo che si tratta di un qualcosa di fittizio, ma resta pur sempre necessario ricordare e sottolineare l’importanza di un’informazione corretta e veritiera (oltre che puntuale). Con questo spirito va letto l’International Fact Checking Day che, dopo un lungo anno di pandemia (anche informativa, anzi disinformativa), diventa l’occasione per fare un bilancio di quanto accaduto negli ultimi 12 mesi. Ne abbiamo parlato con Claudio Michelizza di Bufale.net.

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«È stato un anno massacrante. Bufale ha dovuto sopportare un anno da uno contro tutti, sia perché ha dovuto lottare con i giornali, contro la controinformazione. Quest’ultima si è spinta troppo avanti su alcuni argomenti e teorie. Abbiamo dovuto lottare contro i giornalisti indipendenti e la demonizzazione fatta da loro – ha spiegato Claudio Michelizza a Giornalettismo -. Perché, comunque, questa pandemia è stata sfruttata da tutti per portar acqua al proprio mulino: molti giornalisti indipendenti dicevano “vedete, sono tutti contro di noi, c’è la caccia alle streghe”, che è una grandissima cavolata, perché se si guardano gli articoli e i fatti si trovano decine di pezzi sugli errori dei giornali. Un altro esempio? Per questi “nuovi eroi” è più semplice dire che “eravamo contro quella o l’altra cura” mentre basta leggere per capire che “servivano studi prima di gridare al miracolo”. Si vede che questi “indipendenti” avevano le risposte prima di tutti, dottori compresi».

International Fact Checking Day, l’anno di Bufale.net

Sono molti i temi che Bufale.net ha affrontato nel corso di questo lungo anno di pandemia. Dalle cure contro il virus – come l’idrossiclorochina, quando si invitava alla calma in attesa di studi/conferme e non la si negava, mentre dall’altra parte urlavano “funziona e non la vogliono dare” – ma anche tantissime teorie del tutto fallaci:  «Come spesso accade, si porta all’estremo per far crescere l’indignazione – prosegue Michelizza -. E Bufale.net ha dovuto lottare contro tutto questo, perché complottisti e negazionisti si sono scatenati. C’è stata una vera e propria esplosione di queste teorie. E la vita umana è stata messa in secondo piano. E abbiamo dovuto lottare contro questo fenomeno».

Claudio Michelizza fa un esempio molto forte, ma che aiuta a rendere chiara l’idea di cosa sia accaduto, a livello informativo (e social) in questo lungo anno che oggi, in occasione dell’Internation Fact Checking Day, ci porta a fare un bilancio sulla disinformazione diffusa: «Sembrava di essere tornati ai tempi della guerra fredda o ad altri eventi storici che tutti conosciamo. No, non sto paragonando i negazionisti e i complottisti ai nazisti, ma si è tornati a una fase che ricorda quella della crisi economica del ’29 che diede il via libera al nazionalismo. Quella crisi, infatti, venne sfruttata proprio per dare ragione alle teorie del complotto».

Il problema è anche nel giornalismo

Social e non solo. L’altro grave problema emerso nel corso dell’ultimo anno è quello più grave: «La cosa incredibile è che abbiamo dovuto lottare contro il giornalismo. Ci sono giornali che ci odiano, allo stesso livello dei siti di contro-informazione. C’è proprio un clima sbagliato. Ci sono anche giornalisti con cui parlo e che mi dicono che il mondo dell’informazione in questo periodo ha fatto schifo. Ovviamente non per i loro articoli, ma per il ruolo del giornalista e del giornalismo. Abbiamo lottato contro i titoli allarmisti quelli acchiappaclick e questo ci ha portato a esser “visti male” anche da un lato della stampa. Ma Bufale.net si è trovata a essere l’unica realtà, soprattutto nei mesi di marzo e aprile, a rispondere quasi in tempo reale a tutte le segnalazioni che ricevevamo».

International Fact Checking Day, dove intervenire

Giornalismo, social e non solo. Ma tutto è partito da un’app di messaggistica istantanea. All’inizio, ci racconta Michelizza, i contenuti privi di riscontri (fake news e bufale) si trovavano soprattutto nelle famose catene di Whatsapp. Prima si parlava degli ospedali, poi di mascherine, di riaperture, di cure alternative. Oggi siamo arrivati ai vaccini e alla campagna di immunizzazione. Una serie di interventi per cercare di restituire ai lettori (quelli consapevoli e alla ricerca di una verità senza seguire paradossali teorie) fatti da Bufale.net in modo capillare. «Nell’ultimo anno abbiamo ragionato guardando alla singola persona. Abbiamo scelto di non fare parte della task force del governo, di confronti tra esperti o altre cose simili. Perché non c’era tempo per pensare a queste cose qua. Abbiamo preferito rispondere alle singole persone. Siamo stati dei manovali del fact-checking».

Cosa c’è da salvare?

Nel giorno dell’International Fact Checking Day, però, occorre anche trovare una chiave positiva nel bilancio annuale. E Claudio Michelizza è certo che il suo lavoro e quello di Bufale.net abbia portato a far acquisire una maggiore consapevolezza tra i lettori: «Oggi c’è una maggiore distinzione: chi ha capito come usare la testa e chi no. Adesso la gente sa e discute della dinsinformazione. Questo è certamente un elemento da salvare».

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