L’intelligenza artificiale per ricreare la voce dello chef Anthony Bourdain

Lo scorso 16 luglio è uscito il documentario di Morgan Neville dedicato alla vita di Anthony Bourdain, a proposito del quale il regista ha dichiarato di aver riprodotto artificialmente la voce dello chef in alcune parti

17/07/2021 di Giorgia Giangrande

Uscito per la prima volta negli Stati Uniti il 16 luglio, «Roadrunner: A Film About Anthony Bourdain» è il documentario dedicato alla vita del famosissimo chef, per il quale il regista si è servito – in alcune parti – dell’intelligenza artificiale per ricreare la voce del protagonista.

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La voce artificiale di Anthony Bourdain

Come riportato da BBC News, il regista del documentario Morgan Neville ha definito l’utilizzo della voce artificiale come una tecnica di narrazione moderna. Ma perché ricorrere a questo metodo? Lo spiega il regista in un’intervista a GQ. Nel documentario il protagonista Bourdain racconta da solo la sua storia e il regista riferisce che inizialmente – ai fini della narrazione – aveva semplicemente raccolto tutto il materiale che riguardava lo chef, e quindi libri, podcast, doppiaggi, per un totale di 500 pagine che riguardavano la sua vita. Dunque, il regista ha pensato che avrebbe potuto fare tutto il film con la sua voce, ma dichiara di essersi «fermato all’istante», finché si è imbattuto in alcuni documenti che Anthony Bourdain aveva scritto ma non aveva mai pronunciato a voce alta. A quel punto, non ha avuto altri dubbi e altra scelta che quella di creare un modello IA (intelligenza artificiale) della sua voce.

Come si crea una voce artificiale

Durante l’intervista a GQ, il regista Neville risponde anche alla domanda sul come funzioni e come si ricrei concretamente una voce di una persona passata a miglior vita. «Abbiamo inserito più di dieci ore di voce di Tony in un modello di IA. Maggiore è la quantità, migliore è il risultato. Abbiamo lavorato con quattro aziende prima di scegliere la migliore. Abbiamo anche dovuto capire quale fosse il miglior tono della voce di Tony: la sua voce parlante contro la sua voce da “narratore”, che è cambiata drasticamente nel corso degli anni». A chi potrebbe avere dei dubbi in merito al consenso delle persone care allo chef, il regista racconta di aver verificato che la sua vedova e il suo agente fossero d’accordo. E loro gli hanno detto che «Tony sarebbe stato d’accordo».

Anthony Bourdain e intelligenza artificiale: al di là dell’aspetto tecnico e di come sia stata resa artificialmente la voce dello chef, c’è da chiedersi se sia una scelta eticamente giusta, quella del regista. Infatti, a solo un giorno dall’uscita del documentario negli Stati Uniti, le accuse e le critiche non sono mancate. Riprodurre la voce di chi non c’è più conduce però ad un duplice obiettivo: un eccellente effetto documentaristico ma anche un emozionante modo di rendere viva quella persona. Ed è lo stesso regista a motivare così la sua scelta: «Non stavo mettendo le parole nella sua bocca. Stavo solo cercando di renderle vive».

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