Quanto inquinano i siti di informazione online?

Abbiamo visto, nel corso del monografico di oggi, che ogni sito web contribuisce - con le sue attività - alle emissioni di CO2. Per questo abbiamo dato uno sguardo anche al nostro settore

17/02/2023 di Gianmichele Laino

L’aspetto dell’inquinamento digitale, su cui si stanno concentrando sempre più studi a livello accademico e che sta cercando – a fatica – di diventare una tematica centrale anche nel dibattito pubblico, passa anche attraverso i singoli siti web. Perché se è vero (e questo vale per il concetto di inquinamento in generale) che sono le grandi multinazionali a creare problemi, sia per l’ampio utilizzo tra gli utenti, sia per le attività a livello tecnico e di storage dei dati che queste presuppongono, è anche vero che anche altre aziende che operano sul web, e che non hanno quegli stessi volumi, possono dare il proprio contributo all’inquinamento digitale. Pensiamo, ad esempio, al mondo delle news che, da qualche anno a questa parte, ha deciso di puntare sull’online. Non solo siti web, ma anche format che utilizzano le delivery dei social network, i podcast, le newsletter: sono tutte attività che fanno parte del settore dell’informazione e che presuppongono un consumo di CO2 (per quanto riguarda la loro diffusione sul web).

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Inquinamento digitale e siti di news, come si stanno comportando i giornali

Avantgrade, l’azienda di cui Giornalettismo ha avuto modo di intervistare il CEO Ale Agostini, ha incubato il prodotto Karma Metrix, che – attraverso una interfaccia semplice e intuitiva – è in grado di monitorare l’efficienza energetica dei vari siti web. Abbiamo provato a testare questo strumento su alcuni siti di news – a partire dallo stesso Giornalettismo – per capire il loro contributo al fenomeno dell’inquinamento digitale. In pochi secondi, Karma Metrix è in grado di fare una valutazione sull’impatto energetico del sito per il quale è interrogato, basandosi su alcuni parametri molto importanti che, sicuramente, contribuiscono a un saving delle risorse impiegate: i colori, per esempio, la possibilità di switchare in dark mode, l’emissione di Co2 per ogni gigabyte su internet, l’elettricità consumata in un anno da internet (considerando anche che 1,5 tonnellate di Co2 sono quelle consumate in un anno da un solo server), eventuale peso per invio di mail e per ricerca sul web.

Partendo da casa nostra, possiamo dire che il test su Giornalettismo (e sulla sua attuale versione della pagina web) risulta abbastanza soddisfacente: la nostra testata produce circa 139 kg di CO2 in un anno – secondo la stima di Karma Metrix -, il 28% al di sotto della media a livello mondiale. Lo stesso test è stato effettuato su degli importanti outlet di notizie a livello internazionale e a livello nazionale, prendendo in considerazione quelli che possono essere considerati i punti di riferimento per il giornalismo globale. Il NY Times, sempre secondo Karma Metrix, consuma 558 kg di CO2 in un anno, con 191% in più rispetto alla media mondiale. Il suo principale competitor, il Washington Post, riesce addirittura a fare di peggio, consumando 605 kg di CO2 in un anno, con un 216% in più rispetto alla media mondiale.

Per quanto riguarda l’Italia, Repubblica – che è il punto di riferimento per quanto riguarda l’informazione generalista sul web in Italia – risulta essere molto sostenibile, con 137 kg di CO2 prodotta in un anno, il 29% in meno rispetto alla media globale. Il Corriere della Sera, al contrario, ha un impatto molto più significativo (quasi equivalente a quello del NyTimes, per intenderci), con i suoi 513 kg di CO2 prodotti in un anno (il 168% in più rispetto alla media mondiale). Si tratta di due testate che, tuttavia, non sono native digitali e che, anzi, hanno un importante core business anche nella distribuzione cartacea.

I siti di news che nascono, invece, su internet prestano una maggiore attenzione a questo tema? Il Post, uno degli storici punti di riferimento per l’informazione online, consuma 444 kg di CO2 in un anno, 132% in più rispetto alla media mondiale. Va meglio a The Post Internazionale, che produce 165 kg di anidride carbonica, il 14% in meno rispetto al panorama internazionale dei siti web. Open, nonostante la sua interfaccia scura (che, normalmente, dovrebbe consentire un risparmio energetico), risulta uno dei siti web di news da noi utilizzati a impatto maggiore: 1641 kg di CO2 prodotta in un anno, pari al 756% in più rispetto alla media. Ci è stato spiegato che, sicuramente, a parità di altri fattori, il colore nero impatta per il 10% rispetto al consumo energetico: ma se ci sono altri fattori che sono sballati (come ad esempio le catene di redirect), allora il colore diventa poco determinante.

In ogni caso, per completezza di informazione, la versione desktop di Karma Metrix si basa su un numero di visualizzazioni di massima per tutte le pagine web analizzate. Lo strumento messo a punto in maniera custom, ovviamente, sa dare delle indicazioni molto più precise ai siti che dovessero rivolgersi all’azienda per analizzare il loro impatto sull’inquinamento digitale.

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