L’Italia vuole che i Big Tech paghino per le infrastrutture telematiche in Europa

Il documento ufficiale mostra, per la prima volta, la posizione del nostro Paese. E questa linea di pensiero è la stessa di Francia e Spagna

02/08/2022 di Enzo Boldi

La storie dei Big Tech è da sempre molto complessa. Sono quegli attori aziendali che, attraverso internet, occupano la maggior parte del traffico “online” in tutto il mondo. E l’Europa sta provando a cercare, da anni, una quadra per la gestione non solamente delle tasse sugli introiti che Google, Amazon, Twitter, Facebook, Apple, e Microsoft accumulano attraverso i “cittadini europei”, ma anche per quel che concerne i costi relativi alla gestione e creazione delle infrastrutture telematiche che sono in continuo e perenne aggiornamento. Seguendo proprio le dinamiche della rete. E ora, per la prima volta, emerge anche la posizione ufficiale dell’Italia.

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Il nostro Paese, infatti, ha firmato un documento a tre voci (con Spagna e Francia) presentato alla Commissione Europea. A riportare alcuni dettagli di quanto previsto da questo piano – che sarà in fase di visualizzazione e potrebbe portare a una norma comunitaria nel giro dei prossimi mesi, è la Reuters che sottolinea anche alcuni dettagli fondamentali per quel che riguarda una futura e futuribile legge il finanziamento delle infrastrutture telematiche nel Vecchio Continente: «Questo genera costi specifici per gli operatori di telecomunicazioni europei in termini di capacità, in un momento in cui stanno già investendo enormemente nelle parti più costose delle reti con 5G e Fiber-To-The-Home».

Infrastrutture telematiche, cosa devono pagare i Big Tech

A cosa si fa riferimento? Al cosiddetto consumo di banda, o di rete. Perché i Big Tech, secondo le ultime stime (che si basano su dati raccolti lo scorso anno), attraverso le loro piattaforme rappresentano oltre la metà del traffico totale della rete in Europa. Per l’esattezza, il dato ufficiale è del 55%. Insomma, traffico equivale a consumo. E consumo equivale a realizzazione e aggiornamento delle infrastrutture telematiche presenti su tutto il territorio. E per questo, qualora fosse presa in considerazione la proposta (con relativa legge ad hoc) di Italia, Francia e Spagna, i giganti del web potrebbero dover contribuire nei finanziamenti. Se non in forma totale, almeno in condivisione.

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