Definire qualcuno “zombie” sui social (come ha fatto Grillo) viola lo statuto M5S?

C'è una indicazione molto precisa al suo interno, che riguarda la cura delle parole. Ma le foto dell'album degli zombie pubblicate ieri da Beppe Grillo sembrano andare in contrasto con questo principio

02/08/2022 di Redazione

Risale al 2021 il lavoro che Giuseppe Conte aveva messo giù per dare un nuovo statuto al Movimento 5 Stelle, a quel partito che – già dal simbolo – sembrava rinnovato: non soltanto la scritta e le stelle, ma anche il riferimento al 2050, segnale della prospettiva di lungo respiro che era stata data al progetto. Tuttavia, c’è da chiedersi se l’espressione con cui Beppe Grillo, nella giornata di ieri, ha salutato le persone che, un tempo, erano colonna portante del Movimento 5 Stelle e che adesso sono fuoriusciti dal partito guidato da Giuseppe Conte, possa essere in linea con quanto previsto dallo statuto stesso, relativamente al linguaggio e – soprattutto – al linguaggio utilizzato sulle piattaforme digitali. È un problema di speech e di hate speech.

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Statuto M5S e hate speech: lo zombie di Grillo riferito agli ex M5S va in contrasto?

«Da oggi in tutte le edicole», si legge nella caption. Le immagini – con le figurine degli ex M5S (come, ad esempio, Luigi Di Maio) sono corredate dal titolo esplicativo Gli zombie. Bisogna capire una cosa: “zombie” è una parola offensiva? Di fatto, il fondatore del Movimento 5 Stelle sta definendo “cadaveri restituiti a una forma di vita” (definizione da dizionario) gli ex esponenti pentastellati. Non è una questione di lana caprina, proprio perché – all’interno dello statuto – è presente un passaggio decisivo (la lettera “o” della voce “Valori del M5S”) sul linguaggio e la sua continenza.

«La cura delle parole – si legge -, l’attenzione per il linguaggio adoperato sono importanti anche al fine di migliorare i legami di integrazione e di rafforzare la coesione sociale. Le espressioni verbali aggressive devono essere considerate al pari di comportamenti violenti. La facilità di comunicare consentita dalle tecnologie digitali e alcune dinamiche innescate dal sistema dell’informazione non devono indurre a dichiarazioni irriflesse o alla superficialità di pensiero. Il dialogo profondo, il confronto rispettoso delle opinioni altrui contribuiscono ad arricchire la propria esperienza personale e l’esperienza culturale delle comunità di rispettiva appartenenza».

Come si può leggere, il riferimento alle tecnologie digitali è proprio un invito all’utilizzo di un linguaggio più pulito sui social network. Zombie, ci si chiede, è tollerato? Di certo non fa parte di un dialogo profondo. 

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