Chiara Ferragni vs SEO: forse, per un’azienda, è meglio la seconda opzione

Al di là del caso di Chiara Ferragni in sé, affidarsi a un volto molto noto e molto esposto per un brand può essere complesso per la sua reputazione digitale

18/12/2023 di Gianmichele Laino

Fate un esperimento. Andate su Google e fate la ricerca con questi due termini “pandoro Balocco“. Prima di arrivare al sito web del marchio, con la pagina che mette in vetrina il prodotto che abbiamo googlato, troverete tutta una sfilza di articoli delle principali testate online italiane che parlano del caso della multa dell’Antitrust all’azienda e alle società che fanno riferimento a Chiara Ferragni. Se considerate che oggi è il 18 dicembre e che – tra pandori e panettoni – c’è un’Italia intera che sta decidendo quale dolce mangiare a Natale e a Capodanno e di che marca, ecco che forse vi renderete conto di quanto un’operazione di influencer marketing – se non dovesse andare come previsto – potrebbe rovinare i piani anche in un periodo tendenzialmente favorevole per le vendite. Stiamo parlando, qui, di posizionamento digitale e delle due grandi strade: quella dell’influencer marketing e quella del posizionamento SEO.

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Influencer marketing e posizionamento SEO: cosa succede se qualcosa va storto

Sia chiaro, non stiamo parlando di qualcosa di nuovo che è emerso soltanto in seguito alle ultime tendenze digitali. Da sempre, per un marchio, è rischioso associare il proprio prodotto a un volto specifico. Succede anche nell’advertising tradizionale: le pubblicità, la cartellonistica, il ruolo di ambassador che alcuni marchi affidano a personaggi famosi. C’è un’unica, grande differenza alla base. Una pubblicità sui media tradizionali può essere ritirata, il brand può prendere le distanze da un personaggio che non si è comportato seguendo i valori dell’azienda che rappresenta, è più semplice dimenticare una campagna pubblicitaria tradizionale sfortunata. Sul web, invece, è molto più complesso.

Ci sono molteplici canali, oltre a quelli direttamente controllati dal brand e dal personaggio social di riferimento, attraverso cui una campagna di influencer marketing può essere veicolata. Di conseguenza, eliminare le tracce – tra articoli di stampa, post social di altri influencer o degli utenti comuni – può essere un’impresa impossibile. Ecco perché, a volte, il sano posizionamento SEO può rappresentare una valida soluzione per la reputazione digitale di un’azienda. Sicuramente, serve più tempo, servono maggiori contenuti, serve un’attenzione più alta a un vero e proprio piano editoriale che possa consolidare il percorso digitale di quell’azienda. Con l’influencer marketing i risultati in termini di awareness possono crescere a dismisura (soprattutto quando stiamo parlando di big influencer) e possono crescere in modo molto più rapido. Ma esiste un paracadute nel caso di una collaborazione andata male?

Il posizionamento organico, invece, ha il vantaggio di non far dipendere la reputazione digitale di un marchio da un singolo volto, ma dall’insieme delle azioni che le persone di quello stesso marchio mettono in piedi per raccontare la storia sui cui vogliono insistere e su cui hanno lavorato da tempo. Ovviamente, stiamo parlando sempre di pubblicità e – prima o poi – capiterà che gli utenti riusciranno a distinguere tra la realtà storica di un’azienda e la persona che, per un periodo di tempo limitato e sotto contratto, la rappresenta. Ma oggi, si sa, nel marketing si va come in una battaglia all’arma bianca. E non si guarda in faccia a nessuno.

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