Un silenzio pagato a peso d’oro?
Altri elementi dell’inchiesta
21/11/2020 di Gabriele Parpiglia
Ogni articolo scritto finora segue una sua linea cronologica ben precisa. Giornalettismo oggi si interroga sul perché c’è un muro altissimo di silenzio dentro questa vicenda. Un muro però che, abbiamo scoperto, si è sgretolato dinanzi agli inquirenti. Ed ecco la verità. Ripetiamo per chi non avesse capacità di comprensione o lettura. Questi non sono pareri, ma al momento è una parziale verità dei fatti raccolta da chi sta indagando. Dunque seguiamo l’articolo precedente e ripartiamo da una domanda: perché nessun “piccolino o piccolina” parla?
Inchiesta Genovese, altri elementi
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Una risposta l’abbiamo trovata leggendo i documenti che raccontano questa vicenda. Partiamo da principio: un fatto è certo, Alberto Genovese possiede un patrimonio che possiamo definire illimitato, jet privato, ed è sicuramente possibile, non è un PARERE NOSTRO MA DI CHI STA INDAGANDO, che tramite cospicue somme di denaro, si possa indurre pressioni alle persone invischiate in questa triste vicenda, nel ritrattare le dichiarazioni.
Ma ATTENZIONE non tutti sono rimasti in silenzio. C’è chi ha raccontato la sua verità senza paura agli inquirenti. In particolare c’è chi ha confessato che Genovese era solito organizzare feste a base di droghe e di abusi sessuali. Tra le dichiarazioni quelle di V.: “Nel pomeriggio, Genovese la invita diverse volte a scendere nella sua camera da letto per farsi una riga di coca. “So che lo ha fatto anche con altre ragazze presenti alla festa, ma non voleva altri uomini“.
Inchiesta Genovese, le testimonianze
V. prosegue dicendo che Genovese era solito scegliere una ragazza invitandola al piano di sotto, ma il criterio di scelta non era conosciuto. V.inoltre dichiara a proposito anche di Sarah che lei e Genovese: “Erano soliti drogare ragazze alle loro feste per poi VIOLENTARLE. E Genovese è solito usare e fornire cocaina alle feste che spesso taglia con la chetamina. Questo lo so perché faccio sporadico uso di entrambe e ne riesco a distinguere gli effetti.”
Altra testimonianza inerente al fatto, arriva da A.: che parla della “droga dello stupro”, spacciandola per altre sostanze per poi dare il via agli abusi. “Aveva il vizio di portare giù nella sua stanza, quella con il buttafuori, le ragazze e proporre della droga per stare insieme a lui e fare sesso. Voleva il controllo per fare quello che gli pareva poi sulla persona, vittima”. Sempre A. dichiara che G. le ha detto di stare tranquilla e di prestare solo molta attenzione. “Io infatti ho sempre seguito con gli occhi il braccio destro di Genovese, Daniele Leali, per capire la situazione e se ci si poteva fidare”.
A voi le conclusioni.