Il problema del riconoscimento facciale vietato che invece si sta diffondendo ovunque

In Italia è arrivata la moratoria, nel resto del Mondo diversi Paesi (compresi alcuni Stati americani) hanno posto il divieto. Ma le cose stanno andando nella direzione opposta

23/12/2021 di Enzo Boldi

I regolamenti sono differenti da Paese in Paese, ma in buona parte del mondo una cosa è certa: è vietato il riconoscimento facciale. Non si tratta di una demonizzazione delle nuove tecnologie per il rilevamento biometrico (in particolar modo nei luoghi pubblici) ma di una serie di criticità per quel che concerne la sicurezza e la privacy di ogni singolo cittadino. In Italia, grazie alla moratoria firmata da Filippo Sensi, questo tema è arrivato all’attenzione della politica che ha deciso di seguire il “suggerimento” del deputato del PD e aprire una profonda riflessione sulla questione, sospendendo – di fatto – l’utilizzo di queste tecnologie. Ma nel resto del mondo cosa accade?

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In Europa si attende – e lo fa anche l’Italia – il testo finale del GDPR che, secondo quanto già espresso in alcune occasioni dalla Commissione UE, dovrebbe mettere dei paletti molto precisi sulla diffusione dei sistemi di riconoscimento facciale nei luoghi pubblici. Negli Stati Uniti, invece, si procede alla spicciolata: ogni Stato decide per sé e alcuni di questi hanno già attuato delle norme ad hoc per evitare che le telecamere diventino un elemento silenziosamente invasivo nella vita dei cittadini. Ma questo è solo sulla carta.

Riconoscimento facciale, come si aggirano i divieti

Un quadro della situazione, infatti, è stato fornito da Vice che ha raccontato come questi divieti siano stati aggirati. E lo fa partendo dal caso di Bellingham, nello Stato di Washington, dove il governo locale aveva deciso di fermare l’utilizzo delle tecnologie di riconoscimento facciale. Un provvedimento che rientra in quella sfera che ha avuto origine a San Francisco nel 2019. Quelle telecamere e rilevatori biometrici, infatti, sono stati giudicati troppi invasivi e non rispettosi del diritto di privacy dei cittadini. Ma cosa accade a poca distanza da quei luoghi.

Ci sono gli aeroporti che, di fatto, sembrano essere la zona franca, uno spazio buio, per quel che concerne questa dinamica. Vice racconta dello scalo di Seattle-Tacoma, dove la società che lo gestisce si è impegnata a verificare che le guardie aeroportuali non utilizzino il riconoscimento facciale, ma l’altro lato della medaglia mostra una “libertà di scelta” per le compagnie aeree che dunque, indiscriminatamente, possono utilizzare il rilevamento biometrico per la consegna dei bagagli e per il check-in. E il SeaTac è solo uno dei 200 aeroporti americani che rappresentano quella zona franca per il divieto di riconoscimento facciale.

La situazione negli altri Stati

Poi ci sono almeno sette Stati americani che, nonostante le indicazioni vadano in tutt’altra direzione, hanno deciso di utilizzare questo tipo di tecnologia per verificare le domande di disoccupazione attraverso una piattaforma ad hoc. Insomma, figli e figliastri. Ma perché negli Stati Uniti ci sono tutte queste differenze? Il motivo è semplice: non esiste una legge federale atta a normare tutto ciò che riguarda la tecnologia. E così si procede alla spicciolata, nonostante le indicazioni generali che suggeriscono un divieto per non ledere la privacy dei cittadini.

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