A che punto siamo con i gruppi illegali su Telegram?

Tra contenuti illegali, revenge porn, bot che forniscono accessi a link protetti da copyright: c'è ancora molto da fare per la sicurezza dell'app di messaggistica

07/08/2022 di Gianmichele Laino

Quando si parla degli attuali mezzi di comunicazione e dei nuovi media, sicuramente ci sono delle valutazioni da fare. La loro importanza non si discute, in un mondo che è iperconnesso. Ma occorre sempre valutarne i rischi, le distorsioni, le deviazioni anche nelle vite offline delle persone. Pensiamo ad esempio a Telegram: la crittografia end-to-end era stata sempre considerata un aspetto di maggiore sicurezza per le comunicazioni sulla piattaforma, sicuramente gli utenti erano maggiormente attratti dalla possibilità di scambiarsi messaggi senza qualsiasi tipo di profilazione, con un controllo più personale sulle proprie chat. La crittografia end-to-end è stata successivamente adottata anche da altri servizi di messaggistica, ma Telegram ha sempre mantenuto questa aura di presunta sicurezza per i propri utenti. Questo senso di protezione ha prodotto però delle distorsioni, come ad esempio i gruppi illegali su Telegram, le chat che contengono dei materiali totalmente inadatti a qualsiasi tipologia di convivenza civile: si va dal revenge porn, che è un fenomeno che tristemente prolifera all’interno dell’app di messaggistica, per arrivare alla produzione di chat attraverso bot illegali, fino ad arrivare a scambio di materiale protetto dal copyright. Non è un caso che Telegram sia un luogo all’interno del quale si possono trovare, ad esempio, pdf di quotidiani, pdf di libri, link a eventi in streaming che normalmente sarebbero a pagamento. Il tutto diffuso in maniera illegale: non è capitato di rado che diverse indagini giudiziarie partissero proprio da Telegram per individuare responsabili di comportamenti censurabili.

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Gruppi illegali su Telegram, si sta procedendo a un serio monitoraggio?

Telegram, per stessa ammissione delle autorità giudiziarie italiane, è una struttura molto chiusa e difficilmente collaborativa. Non è capitato di rado, ad esempio, che la polizia postale abbia chiesto l’accesso a determinate chat direttamente al board del servizio di messaggistica e non è capitato di rado di incontrare ostacoli o tempistiche estremamente lunghe che hanno potuto, in qualche modo, rallentare le indagini. Gli ultimi eventi di questo tipo si sono verificati tra la fine del 2021 e l’inizio del 2022, quando in diverse chat illegali su Telegram si erano diffusi metodi per aggirare il sistema di contrasto alla pandemia di coronavirus, vendendo green pass o dando informazioni sugli indirizzi (e quindi sui dati personali) di autorità e istituzioni. Per cercare di individuare i responsabili, gli admin di questi gruppi illegali su Telegram, la polizia postale aveva richiesto l’accesso ai materiali direttamente al board dell’app di messaggistica istantanea.

Nunzia Ciardi, capo della Polizia Postale, a settembre del 2021 denunciava la scarsa collaborazione che Telegram offriva alle autorità italiane. «Le investigazioni su quella piattaforma – aveva detto nel corso di una trasmissione televisiva su La7 – richiedono molto tempo. Ma non sono impossibili: c’è solo bisogno di una notevole perizia tecnica». Le misure di contrasto, però, non si devono limitare soltanto alle circostanze temporali che hanno caratterizzato la fase più aspra delle misure di contenimento della pandemia da coronavirus. Le chat illegali su Telegram, ad esempio, pullulano di casi di revenge porn, di condivisione di materiale pedopornografico, di diffusione di dati personali a scopo estorsivo per quanto riguarda le vittime di intimidazione. Nel novembre del 2021, si riportava la notizia di una crescita del 100% di canali Telegram che diffondevano materiali legati al revenge porn, secondo i dati dell’associazione Permesso Negato che, da questo punto di vista, è molto attiva sia per la denuncia di casi del genere, sia per l’assistenza personale alle vittime di questa pratica del tutto censurabile.

Cosa sono i bot su Telegram e in che modo possono essere illegali

Un altro aspetto di igiene digitale che deve essere preso in considerazione quando si parla di Telegram è quello legato ai bot sull’app di messaggistica. I bot sono degli account automatizzati che utilizzano le stesse piattaforme degli utenti in carne e ossa, dialogano con loro (e spesso questi ultimi credono di avere a che fare con degli utenti reali) e interagiscono, a volte anche in maniera pericolosa (non è escluso che molti bot possano essere dei portatori di tentativi di phishing online).

Ci sono dei bot che possono essere sicuramente utili (ad esempio, quelli che diffondono notizie sulle previsioni meteorologiche), ma su Telegram esistono diversi bot illegali: ce n’è uno per scaricare musica aggirando le regole del copyright, bot che servono a scaricare delle serie tv puntata per puntata, bot che forniscono indirizzi mail dalla durata temporanea (utili ai malintenzionati, ad esempio, per inviare mail per fare dei tentativi di phishing). Ma il mercato dei bot illegali su Telegram non si ferma qui: ci sono dei canali popolati da bot per generare coupon da poter sfruttare nelle principali catene di fast food, bot per trasformare file in link, o per trascrivere messaggi audio in testi, bot per scaricare pdf di giornali o di libri protetti dal copyright.

Uno dei principali problemi di Telegram, dunque, è la sicurezza

Paradossalmente, dunque, uno dei principali problemi che gli utenti devono fronteggiare su Telegram – scelto originariamente per avere una maggiore tutela e protezione delle proprie comunicazioni – è quello della sicurezza, in modo tale da evitare o aggirare proprio i gruppi illegali su Telegram. Ma anche la crittografia non è esente da falle: un gruppo di ricercatori, ad esempio, ha evidenziato nel 2021 la possibilità di estrapolare interi spezzoni di conversazioni dalle chat, in modo tale da diffonderli. Ovviamente, il tutto è possibile soltanto grazie a delle tecnologie altamente specializzate (non basta una buona conoscenza dell’applicazione o degli strumenti informatici di base per riuscire nell’impresa, insomma), ma questo spiraglio ha messo in allarme i vertici del servizio di messaggistica fondato da Pavel Durov, che sono immediatamente corsi ai ripari.

Il fondatore di Telegram, ad esempio, ha ammesso candidamente che ci sono dei competitor più sicuri e che la sua app farà di tutto per colmare il proprio gap attraverso una copertura maggiore del proprio sistema di cifratura. Ma questo non elimina i pericoli “intrinsechi” di Telegram e che vanno molto oltre alla funzionalità della crittografia end-to-end: bisogna schivare l’iscrizione in gruppi illegali, che producono materiali sensibili e che potrebbero causare – laddove individuati – problemi con la giustizia. Chi diffonde questo tipo di contenuto, dopo le opportune indagini delle autorità italiane, può essere identificato e può essere indagato sulla base degli eventuali indizi di reato contenuti all’interno delle chat.

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