Google denunciato per violazioni antitrust per avere favorito il suo servizio di ricerca di lavoro

Un cittadino danese che si occupa di job-search ha presentato una denuncia alle autorità di regolamentazione dell'UE

27/06/2022 di Clarissa Cancelli

Problemi di antitrust in arrivo per Google: un cittadino danese che si occupa di job-search ha presentato una denuncia alle autorità di regolamentazione dell’UE, sostenendo che Alphabet ha ingiustamente favorito il proprio servizio di ricerca di lavoro. Un fatto che potrebbe, forse, accelerare il controllo da parte del capo dell’antitrust dell’UE Margrethe Vestager sul servizio Google for Jobs, tre anni dopo essere finito sotto la sua lente di ingrandimento. A riportare la notizia è Reuters.

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La denuncia per violazioni dell’antitrust: non è una novità per Google

Google, che negli ultimi anni è stato multato di oltre 8 miliardi di euro (8,4 miliardi di dollari) da Vestager per varie pratiche anticoncorrenziali, ha precedentemente affermato di aver apportato modifiche in Europa, dopo le denunce di rivali nella ricerca di lavoro online: 23 siti web di ricerca di lavoro online nel 2019 hanno, infatti, affermato di aver perso quote di mercato dopo che il gigante della ricerca online avrebbe utilizzato il suo potere di mercato per promuovere il suo nuovo servizio, sfavorendo i fatto i loro annunci. Che Google venga denunciato per violazioni dell’antitrust non è in realtà una novità. A maggio le società che collettivamente formano Match Group hanno fatto causa a Google per la sua manipolazione strategica dei mercati, per le promesse non mantenute e abuso di potere nel richiedere alle stesse di usare il sistema di fatturazione di Google per rimanere nel Google Play Store. «Dieci anni fa, Match Group era partner di Google. Ora siamo suoi ostaggi», aveva spiegato l’azienda nella sua denuncia. Il CEO di Match Group, Shar Dubey, in una dichiarazione condivisa dalla società con Engadget, aveva dichiarato che: «Questa causa è una misura di ultima istanza», aggiungendo di aver tentato, in buona fede, «di risolvere questi problemi con Google, ma la loro insistenza e le minacce di rimuovere le app dei nostri marchi dal Google Play Store entro il 1° giugno non ci hanno lasciato altra scelta che intraprendere un’azione legale».

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