Giuseppe Conte: «Se ci sarà la crisi, non sarò ambiguo»

Con una lettera al direttore Carlo Verdelli, Giuseppe Conte chiarisce i tre punti che ad oggi rischiano di mettere in crisi la maggioranza di governo: il voto a Ursula von der Leyen, gli incontri con i sindacati e la manovra economica, e soprattutto la «questione moscovita».

Il voto di Giuseppe Conte in Europa

Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte spiega nella lettera a Repubblica la dinamica del voto in Europa, e delle sue obiezioni. «Mi sono dapprima opposto a soluzioni predeterminate e non elaborate nel consesso appropriato» scrive il premier italiano, spiegando di essersi poi «opposto a soluzioni alternative» non in nome di «pregiudizi personali o politici nei confronti degli altri candidati, bensì «perché ho ritenuto che le soluzioni prospettate non fossero idonee a tutelare i nostri interessi nazionali» o garantire il rilancio necessario all’Unione in questo momento difficile. Ecco allora che Giuseppe Conte ha condiviso la candidatura di Ursula von der Leyen alla presidenza della Commissione europea «per la sua storia personale e politica, e perché questa soluzione avrebbe consentito all’Italia di ottenere un portafoglio economico di rilievo» in particolare «la concorrenza come da me richiesto». Certo, per non intaccare i «sottesi equilibri e garanzie» Conte aveva invitato la maggioranza a sostenere Ursula von der Leyen, cosa che il Movimento 5 Stelle ha fatto, e la Lega no. «Non sono in condizione di prefigurare se questa contrarietà avrà ripercussioni sulle trattative che si svolgeranno per definire la composizione della squadra dei neo-Commissari» mette le mani avanti Giuseppe Conte, ribandendo che comunque non si tratta di «rivendicare una poltrona a beneficio di una singola forza politica».

La manovra economica e l’incontro con i sindacati

Giuseppe Conte passa poi al secondo punto che, secondo opinione diffusa, sta mettendo in crisi la tenuta della maggioranza di governo, ovvero la «scorrettezza istituzionale» – come l’aveva definita immediatamente Conte stesso – messa in atto da Matteo Salvini nell’incontrare i sindacati al Viminale anticipando dettagli della manovra economica. Conte nella lettera a Repubblica ribadisce che «ogni iniziativa compiuta da una singola forza politica perseguita separatamente è pienamente legittima ma non può sostituirsi al contraddittorio» tra le parti politiche e sociali e i rappresentanti di tutto il governo «come impongono le regole di correttezza istituzionale». Ecco perché Giuseppe Conte annuncia che incontrerà anche lui a Palazzo Chigi le rappresentanze sindacali già la prossima settimana ma «con la partecipazione di tutti i Ministri».

La «Questione moscovita»

Per affrontare lo spinoso tema dei presunti fondi russi alla Lega, Giuseppe Conte decide di riassumerla con le parole «questione moscovita». Ribadisce la sua intenzione di riferire in Senato , «ritenendo sacre le prerogative del Parlamento», e sceglie di non anticipare il contenuto della sua informativa, ma garantisce che  parlerà «in piena trasparenza» di tutte le circostanze e notizie «che sono a conoscenza mia e di tutti i Componenti del Governo che presiedo». Giuseppe Conte comunque crede fermamente che il Governo non sia al suo capolinea e di poter completare «questo faticoso impegno sino al termine naturale della legislatura». «Se questa esperienza di governo dovesse interrompersi» aggiunge poi in chiusura della lettera, «non mi presterò a operazioni opache o ambigue».

(Credits immagine di copertina:© Thierry Roge/Belga via ZUMA Press)

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