Conte si rivolge ai «cittadini a casa», come se fosse un talk-show

Il discorso del presidente del Consiglio in Senato per la fiducia, ma è successo anche alla Camera ieri

19/01/2021 di Gianmichele Laino

L’aula della Camera e del Senato come se fosse una televendita. Il presidente del Consiglio Giuseppe Conte al Senato sia nel corso del suo intervento di ieri alla Camera, sia nel corso dell’intervento di oggi, 19 gennaio, non si è limitato a parlare ai deputati e ai senatori presenti, cercando di convincerne il numero utile per ottenere la maggioranza (almeno relativa) per l’approvazione della fiducia. Sembra, anzi, che il presidente del Consiglio si rivolga molto di più al pubblico che sta seguendo il dibattito da casa, con una sorta di sovrapposizione dei piani: quello istituzionale e quello della vita quotidiana, come se non ci fosse distanza.

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Giuseppe Conte al Senato si rivolge ai «cittadini a casa»

Il presidente del Consiglio – che trasmette i suoi interventi dalla Camera e dal Senato anche sulla sua pagina Facebook – è ben consapevole dell’attenzione mediatica che il suo discorso sta calamitando. Ma questo sbarramento tra il palazzo e le case degli italiani non è mai stato così sottile come in questi giorni. E Giuseppe Conte sembra rivolgersi principalmente a chi può offrirgli consenso e non a chi, al contrario, potrebbe garantirgli la sopravvivenza in quanto inquilino di Palazzo Chigi.

«Dobbiamo spiegare le ragioni che hanno spinto gli esponenti di Italia Viva a lasciare il governo – ha detto Conte -: lo dobbiamo ai cittadini. Rischiamo di perdere il contatto con la realtà. Per evitare che questa crisi potesse esplodere, nonostante le continue pretese, le critiche sempre più incalzanti, i continui rilanci concentrati sempre più spesso su temi divisivi, abbiamo lavorato molto». Nel corso di un rapido passaggio, in cui sembra rivolgersi con decisione al gruppo del senatore Matteo Renzi, Giuseppe Conte ha citato i cittadini per ben tre volte in successione veloce.

Conte ha voluto insistere sulla crisi che rischia di «minare la nostra immagine» o «che ha creato sgomento nel Paese». Insomma, il riflesso è verso l’esterno. Verso i cittadini. Come se fossero loro, oggi, i veri protagonisti del voto di fiducia.

Il passaggio su Italia Viva si è concluso in poche parole, liquidato con poche frasi. Rispetto al discorso di ieri alla Camera, comunque, il presidente del Consiglio non ha aggiunto molto. Ha semplicemente ricordato, in aggiunta rispetto all’intervento di Montecitorio, che le opere pubbliche del dl semplificazioni non sono affatto bloccate e che si aspettano le nomine dei commissari ad hoc per queste stesse infrastrutture. Il resto è un elenco di provvedimenti presi – dal ruolo dell’Italia nel Recovery Fund, fino ad arrivare a tutte le misure di contrasto alla pandemia – e delle soluzioni che saranno allo studio nei prossimi giorni, dalle opere pubbliche, al ruolo delle università, all’orizzonte di marzo per la cassa integrazione in deroga, alla riforma fiscale, alla parità di genere nel mondo del lavoro.

«Nel novembre del 2019, Spid che è l’identità digitale – ha detto Conte – era conosciuta da 4 milioni di cittadini, mentre adesso è stata utilizzata da 13 milioni di cittadini. L’app Io a settembre 2019 non esisteva, mentre adesso è stata scaricata da 9 milioni di cittadini. Ma dobbiamo continuare lavorare sul digital divide e per eliminare le disuguaglianze». Questo il passaggio sulla tecnologia e sul digitale, che anticipa le frasi sulla cultura e sull’encomio dell’Isola di Procida nominata capitale italiana della cultura.

La parte finale del suo discorso, invece, è un appello all’unità, al fine di lavorare insieme non soltanto in parlamento, ma anche con gli enti locali: «L’interesse nazionale è più che mai connesso nel solco della nostra tradizione storica a un sistema che valorizzi le diverse realtà territoriali. Alcune di queste meritano tutta la nostra attenzione e la nostra cura per le loro specificità». Infine, il richiamo alla collocazione dell’Italia nello scacchiere internazionale.

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