Quella tendenza del giornalismo: dalle storie strappalacrime al clickbait (senza verifica)
Il caso della recensione alla pizzeria Le Vignole, ancor prima del tragico epilogo, conferma come l'informazione ormai sia viziata da elementi che distruggono la professione e la credibilità
15/01/2024 di Enzo Boldi
Da tempo, Giornalettismo ha cambiato la sua linea editoriale. Anche il nostro giornale, per molti anni, è stato vittima delle dinamiche del modo ultra-veloce del giornalismo digitale e in alcune occasioni ha sbagliato nel raccontare alcune notizie. Da qualche anno, però, abbiamo deciso di cambiare il paradigma. Anzi, di invertirlo. Oltre a un punto di vista concentrato sul mondo digitale e tecnologico, con annessi riflessi sulla vita quotidiana delle persone, abbiamo deciso di non far parte di quel “tutto scorre” che ha trascinato e sta trascinando l’intero settore (e l’intera professione) in un buco nero, senza possibilità di uscita. E oggi il tragico epilogo della vicenda che ha visto coinvolta la ristoratrice di Sant’Angelo Lodigiano Giovanna Pedretti, deve necessariamente portare i giornali online (e non solo) a riprendere in mano le regole del buon giornalismo.
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Nel monografico di oggi, che ha inevitabilmente preso spunto da quel che è accaduto nelle ultime ore (a partire da giovedì, giorno della pubblicazione sui social di quella recensione su Google, plausibilmente falsa), abbiamo raccontato la vicenda, partendo dalla ricostruzione dei fatti (non riferiti alla morte di Giovanna Pedretti, su cui è stata aperta un’indagine che dovrebbe fornire dei contorni più precisi), passando per le critiche. Sia al mondo dell’informazione, sia a quella del debunking. Abbiamo parlato anche di come una porzione di politica – da sempre molto attiva nel campo delle “gogne mediatiche”, nelle vesti di carnefice e non di vittima – non abbia perso occasione per rimanere in un composto e augurabile silenzio. Un silenzio che, però, non si può muovere al peccato originale: quello della notizia, che non lo era (e non doveva esserlo), in cui si esaltava una risposta a una recensione omofoba da parte di una ristoratrice.
Giovanna Pedretti e la tendenze pericolose dei giornali
Criteri di notiziabilità non rispettati, ma si è andati avanti sull’onda emotiva delle condivisioni sui social. I primi quotidiani a riportare questa risposta strappa-applausi non hanno verificato nulla di quella storia. Non si sono accorti di molte incoerenze e hanno contribuiti nel dare una vasta eco mediatica a una storia che, probabilmente, non doveva ottenere così tanta visibilità. Perché il messaggio contenuto in quella risposta è condivisibile e dovrebbe essere una sorta di trattato universale sul come l’essere umano dovrebbe reagire alle angherie (anche solo dialettiche) di chi odia e discrimina l’altro. Ma tutto ciò era stato creato ad arte e i giornali l’hanno scoperto solo che qualcuno ha fatto notare le incongruenze.
Esattamente come un caso di cui Giornalettismo aveva parlato nel novembre del 2022. La storia di Giuliano, un ex manager che – stando alla narrazione fatta da alcuni quotidiani -, all’epoca della pubblicazione di quegli articoli, viveva all’interno della sua automobile nella zona di Piazza Navona (a Roma). Una storia strappalacrime, con tanto di riferimento al racconto di due persone che avrebbero parlato con lui. Peccato che la vicenda fosse molto vecchia e che quell’uomo – che realmente aveva vissuto a bordo della sua automobile – era stato supportato dalla Fondazione Progetto Arca che lo aveva aiutato a non vivere più all’interno di quella Lancia grigia. Una storia diventata virale, ancora una volta, come in un ciclo continuo. Peccato che si fosse risolta anni prima. E, infatti, dopo la nostra segnalazione, il quotidiano La Repubblica ha deciso di rimuoverla dal suo sito. Bastava, dunque, verificare. Come nel caso emblematico, che risale proprio a un anno fa, della cosiddetta “bidella pendolare”. Non farsi prendere dalla fretta (nemica deontologica del giornalismo) e verificare i fatti prima di dare questa eco mediatica. Esattamente come accaduto nel caso di Giovanna Pedretti.