Invitare giornalisti russi in tv può rappresentare una violazione delle sanzioni?

L'interrogativo, molto attuale, è stato posto dalla giurista Vitalba Azzolini nel corso del suo intervento a "Otto e Mezzo", su La7

05/05/2022 di Enzo Boldi

Era già accaduto quando il tema predominante nell’informazione italiana, in tutte le sue sfaccettature, era la pandemia e i vaccini. Oggi, con la guerra in Ucraina, il tema degli ospiti nelle varie trasmissione televisive – quei talk show che hanno invaso i palinsesti di tutte le principali emittenti italiane – è tornato a essere argomento di confronto-scontro. Non solo tra i protagonisti, ma anche all’interno dell’opinione pubblica. Nelle ultime settimane, infatti, molti programmi hanno ospitato giornalisti russi in tv, generando un caos mediatico che, però, viene premiato dagli ascolti.

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Un tema di strettissima attualità che ha dei riverberi anche sulla situazione internazionale. Perché fin dall’inizio dell’invasione russa in Ucraina, nell’effetto domino delle sanzioni dell’Unione Europea – di cui l’Italia fa parte – contro la Russia sono finiti anche alcuni media strettamente legati al Cremlino e alla sua propaganda. In particolare, sul territorio europeo è sono stati bloccati gli accessi a Sputnik e Russia Today (RT). In sintesi, dunque, il Vecchio Continente ha deciso di mettere al bando quei canali mediatici che hanno il loro “core business” nel riportare la narrazione di Mosca. In particolare sulla guerra che continuano a chiamare in patria – come diktat arrivato direttamente da Putin e dalla stringente legge sulla censura approvata dalla Duma a inizio marzo – “operazione militare speciale”.

Giornalisti russi in tv violano le sanzioni contro la Russia

Ed è questo il contesto storico (e sociale) all’interno del quale si è articolata una riflessione sulla stretta attualità fatta da Vitalba Azzolini sugli schermi di La7. Ospite di Lilli Gruber a Otto e Mezzo, la giurista e funzionaria della Consob ha evidenziato come il comportamento di molti media italiani, quelli che ospitano giornalisti russi in tv, potrebbe configurare una violazione delle sanzioni emesse dall’Unione Europea nei confronti della Russa e delle sue testate di propaganda.

«In uno dei primi pacchetti di sanzioni che sono state adottate dall’Unione europea verso la Russia c’è stato anche il blocco di due emittenti controllate dalla Russia, Sputnik e Russia Today. È molto interessante leggere le motivazioni, cioè quelle di evitare che la disinformazione, la manipolazione dell’informazione e la distorsione dei fatti tesa a giustificare l’aggressione in Ucraina continuasse ad essere divulgata […] Al di là del fatto che le sanzioni abbiano colpito quei due media russi, è importante la motivazione. Nel momento in cui andiamo ad invitare dei giornalisti russi che continuano, per giocoforza, a divulgare questa disinformazione e mistificazione dei fatti, in qualche maniera stiamo andando contro la ratio delle sanzioni imposte dall’Unione Europea. Senza considerare il fatto che un giornalista che non è libero, sia che aderisca al governo russo e sia che non aderisca alla propaganda, non può comunque venirci a raccontare la verità. Sappiamo bene quali sono i metodi utilizzati nei confronti dei giornalisti particolarmente coraggiosi».

Violare o no

La questione, questa volta, non è di merito ma di metodo. Perché le varie trasmissioni ed emittenti che hanno ospitato giornalisti russi in tv non sono andate a intercettare quei cronisti che fanno parte delle due testate sanzionate all’Unione Europea nel corso delle scorse settimane. Nessun programma, infatti, ha fatto intervenire personaggi e personalità legate a Sputnik e RT. Ma qui, secondo Vitalba Azzolini, scende in campo il metodo. In particolare quello riassunto nelle motivazioni date dalla UE in merito a quella decisione di blocco delle due testate sul territorio europeo: non sono più disponibili perché megafono della propaganda e della disinformazione del Cremlino. Sulla carta, dunque, anche se manca un esplicito riferimento a tutto il comparto dell’informazione di Mosca e dintorni, il dare voce a chi lavora per giornali o televisioni russe – con le dinamiche che ben conosciamo – sembrerebbe poter configurare una violazione di quelle sanzioni. Ma, ovviamente, stiamo parlando di un’ipotesi solo su carta, anche se nei giorni scorsi da Bruxelles si è alzata una vena polemica (contro tutti, ma con particolare riferimento al caso Italia) contro tutti quei media che danno spazio a giornalisti-opinionisti megafono di Putin.

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