Formigli, se potesse, vorrebbe Putin in studio «per incalzarlo»

Formigli su Putin e sull'intervista a Lavrov assume una posizione chiara: il giornalismo di guerra è fatto di pluralismo di voci

05/05/2022 di Ilaria Roncone

Dopo l’intervista a Lavrov andata in onda il 1° maggio si susseguono i confronti e le opinioni sul modo in cui i rappresentati russi, una volta ce arrivano alle televisioni occidentali, debbano essere intervistati. Anche Corrado Formigli, conduttore di Piazza Pulita a La7, ha detto la sua nel corso di un’intervista rilasciata a Repubblica. Rispetto all’ipotetica possibilità di intervistare Putin non ha dubbi: sceglierebbe di farlo, riconoscendo l’estrema valenza di una tale opportunità a livello giornalistico. Su come è stata condotta l’intervista a Lavrov nella cornice di Rete4, invece, esprime una serie di dubbi. Rispetto a quello che viene definito un sentimento non ostile nei confronti del dittatore russo, Formigli su Putin parla di «dubbi cresciuti spontaneamente, strada facendo».

LEGGI ANCHE >>> A ruota libera come Lavrov o interrotti come la giornalista russa a DiMartedì (che dice di essere stata censurata)?

Formigli su Putin e sull’ipotesi di intervista: «Bisogna fare una mediazione, lo vorrei in studio per incalzarlo»

Il punto del pensiero di Formigli prende forma da un giudizio sulle regole dei talk show, che vengono definite «grottesche». I programmi di dibattito «vivono di punti di vista diversi» e proprio questa è la ragione per la quale, potendolo fare, Formigli afferma: «Io avrei intervistato anche Bin Laden. E se fossi vissuto nella seconda guerra mondiale pure Hitler». In una maniera differente rispetto a quella in cui è stato intervistato Lavrov: «Bisogna fare una mediazione, e non da megafono. Fare tutte le domande. Avrei fatto qualche seconda domanda», afferma in merito al lavoro di Brindisi nei 40 minuti di intervista a Lavrov.

Rispetto al parallelismo tra filo Putin e no Vax il conduttore di La7 ha pochi dubbi: «Non mi convince, lo dico da inviato di guerra: raccontare un conflitto non è come narrare la pandemia, dove occorre affidarsi agli esperti e vaccinarsi. Se si vuole raggiungere la pace serve percorrere molte strade, anche impervie. E una pluralità di voci può aiutarci a trovarle».

In merito a quanto recentemente affermato dalla politologa Nathalie Tocci – che afferma che determinati personaggi scelgono i media italiani perché sanno che dai giornalisti non verranno contrastati – Formigli si schiera: «Questo è falso, sono esterrefatto che si possa pensare che io prenda ordini dall’ambasciata russa. È da querela. Faccio il giornalista e sono artefice delle mie scelte».

Formigli sulle ospitate di Orsini

Sulla questione Alessandro Orsini, che ha assunto una serie di posizioni parecchio contestate negli ultimi due mesi, il conduttore chiarisce che non si tratta di una sua scoperta: «Andava in tv anche prima, come esperto di Is. Nel 2016 scrivemmo entrambi libri sul terrorismo islamico. Lo vedevo in televisione». Si tratta di un ospite invitato in qualità di esperto con titoli quali «docente a Tor Vergata e un capo dipartimento alla Luiss».

Sulla sua assenza a Piazzapulita da un mese, secondo il conduttore, non c’è nessuna ragione particolare: «Ha scelto altri programmi. Ho sempre evitato di invitare ossessivamente lo stesso ospite». In conclusione, quello che Formigli rivendica è il pluralismo: «Perché non è giusto sentire figure di grande valore come Slavoj Zizek, Carlo Rovelli, Toni Capuozzo o Bernardo Valli? Dicono che non bisognerebbe invitare Rovelli, perché non è un esperto di geopolitica. Ma la guerra riguarda tutti. E io faccio il giornalista. Oggi ci sarà Vera Politkovskaja, la figlia di Anna».

Share this article