Femminicidio, quel titolo che cambi solo quando te lo fanno notare
Tpi ha parlato del femminicidio di Roveredo scegliendo un titolo e un attacco che sembrano voler dare spazio alla campana di lui, che ha confessato di aver ucciso la compagna
29/11/2020 di Ilaria Roncone
«Femminicidio a Roveredo, la mamma dell’assassino: “Aurelia era sempre al telefono, mio figlio diceva di essere trattato come un cane”»: così titolava Tpi ieri. Il modo più classico di parlare di queste vicende – quantomeno utilizzando il termine femminicidio – ma scegliendo di mettere al centro della questione in maniera imparziale già a partire dal titolo la figura dell’assassino e di chi l’assassino lo difende. Oggi il titolo è cambiato: «Femminicidio a Roveredo, le dichiarazioni shock della mamma dell’assassino: “Aurelia era sempre al telefono, mio figlio diceva di essere trattato come un cane”» dopo la denuncia di una influencer, Carlotta Vagnoli.
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Femminicidio Roveredo Tpi, cambia il titolo e cambia l’articolo
Il corpus dell’articolo screenoshottato dall’influencer si limita a riportare l’intervista alla madre dell’uomo che ha confessato di aver ucciso la propria compagna. Anche in questo caso oggi, andando a leggere il medesimo contenuto, nell’attacco si nota l’aggiunta: «“Lei lo trattava come un cane”: sono le scioccanti dichiarazioni con le quali la mamma di Giuseppe Forciniti» mentre ieri – come si legge dallo screen – era solo «“Lei lo trattava come un cane”: con queste parole la mamma di Giuseppe Forciniti». Ancora una volta il dito è puntato sulla stampa, che in questo caso – dando voce a qualcuno vicino a chi ha ucciso – avrebbe dovuto assumere una posizione netta e non sensazionalistica fin da subito.
Stop al sensazionalismo quando si parla di femminicidio e omicidio
Al di là del femminicidio in questione in generale, per ottenere click e visibilità, la tattica è spesso quella di utilizzare il sensazionalismo. Nel caso specifico, inoltre, scegliere di titolare così e dare voce solo e soltanto a qualcuno vicino all’assassino è come nascondere la polvere sotto il tappeto: «Il femminicidio non avviene mai per un piatto sporco o un telefono troppo utilizzato», sottolinea la Vagnoli facendo notare la questione sui suoi canali, «avviene per un fattore culturale di stampo patriarcale che vuole la sottomissione della donna». La riflessione prosegue sottolineando che «senza giri di parole si sarebbe dovuto dire che è la società che porta gli uomini a commettere questi delitti. E non si dovrebbero dare romanticizzazioni pericolose del femminicida e del suo ruolo amorevole nella famiglia che ha sterminato».