Feedback aptico, le giuste vibrazioni?

Si tratta della vibrazione associata a un'azione virtuale (ad esempio sui nostri smartphone). Ma potrebbe essere all'origine di una vera e propria dipendenza

24/03/2024 di Redazione Giornalettismo

Probabilmente, lo avete prima sperimentato e poi ne avete sentito parlare con questo nome che stiamo per scrivere. Il feedback aptico è qualcosa di molto più semplice di quello che possa sembrare: si tratta di quella sensazione tattile che associamo a una specifica azione che viene effettuata, virtualmente, su una piattaforma digitale o su un device come lo smartphone.

La storia del feedback aptico

Tutto è partito dalle console di videogiochi: nei joystick e nei controller il feedback aptico faceva parte dell’esperienza di gaming. Uno schianto con una automobile, uno sparo, un crollo: erano tutte azioni simulate, che avvenivano sullo schermo e che – oltre alle sensazioni visive e uditive – venivano restituite all’utente attraverso la vibrazione del joystick.

Grazie alla Apple – e soprattutto a una delle sue menti illuminate, quella di Steve Hotelling – il feedback aptico è diventato parte integrante della nostra esperienza con lo smartphone. Fino a essere un tratto caratteristico, una sorta di elemento indissolubile dall’utilizzo di questo strumento, un qualcosa che – secondo alcuni studi – potrebbe anche generare dipendenza. In Italia, il problema della dipendenza da smartphone è ancora tanto pronunciato e non accenna a diminuire – anzi – con il passaggio generazionale.

Ormai, è stata tracciata una linea: il covid, il distanziamento sociale, il lockdown hanno portato gli utenti a fare overdose di relazioni virtuali. È difficile tornare indietro. Il nostro monografico ha provato a dare uno sguardo al fenomeno nella sua complessità.

Lo sapete che la dipendenza da smartphone dipende anche dal feedback aptico?
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