La polemica tra Fedez e Domani che, con Stefano Feltri, proponeva di limitare lo strapotere economico-mediatico dei Ferragnez

Il rapper lo ha evidenziato all'inizio della sua diretta Instagram con Civati, Cappato e Zan

08/07/2021 di Gianmichele Laino

Stefano Feltri, nel suo editoriale su Domani di due giorni fa, aveva fatto presente che il concordato tra Stato e Chiesa (per limitare le reciproche ingerenze) riguardava ormai una media di 14 milioni di fedeli che frequentano la messa domenicale. I followers di Fedez e Chiara Ferragni, insieme, sono il doppio e – per questo motivo – il direttore di Domani aveva invocato una sorta di concordato Stato-Ferragnez, per limitare il loro strapotere economico e mediatico. La sua posizione tocca diversi temi, alcuni anche anacronistici, e pone l’accento su una questione più ampia, che riguarda la creazione del pensiero critico delle masse nel primo secolo degli anni Duemila. In generale, però, è stato un pensiero che ha incontrato il disappunto di Fedez che, contro Stefano Feltri, ha fatto un cappello introduttivo alla sua diretta su Instagram relativa al ddl Zan, con ospiti Marco Cappato, Alessandro Zan e Giuseppe Civati. 

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Fedez contro Stefano Feltri per la proposta di limitare lo strapotere dei Ferragnez

«Non riesco a cogliere se fosse serio o ironico – ha detto Fedez -. Accendeva un riflettore sul fatto che io e mia moglie, con i nostri milioni di follower, saremmo da regolamentare, perché opereremmo in una zona franca, grigia, non regolamentata e saremmo degli imprenditori e non potremmo dire la nostra. Trovo assurdo che Berlusconi possa fare l’imprenditore e parlare di politica e fare politica, cosa che io e mia moglie non facciamo. Siamo cittadini, entriamo nel dibattito pubblico. De Benedetti, Briatore, Montezemolo possono fare gli imprenditori e dire la propria, Fedez e Ferragni vanno regolamentati. Se c’è qualcosa da regolamentare bisognerebbe partire dalle aziende che hanno preso dei finanziamenti statali».

Le parole di Stefano Feltri sembrano orientate da una presa d’atto: gli influencer, che hanno persino multinazionali come sponsor (il direttore di Domani ha fatto l’esempio di Amazon e di Fedez), orientano sempre più il dibattito pubblico. Il giornalista sottolineava come il sodalizio Fedez-Amazon impedisse al primo di parlare del tema dello sfruttamento dei lavoratori nel settore della logistica. Su altre tematiche, invece, gli imprenditori digitali come Fedez e Chiara Ferragni si sentono liberi di esprimersi in maniera totalizzante, creando – come detto in precedenza – una maggiore mobilitazione dell’opinione pubblica.

La storia d’Italia ha sempre vissuto sulla linea di confine del conflitto d’interessi. Gli influencer sono soltanto l’ultimo anello della catena. È strano che una classe politica (e mediatica) che ha sempre rinunciato a risolvere questo stesso conflitto d’interessi se ne inizi a preoccupare ora che gli influencer come i Ferragnez sembrano avere un ruolo sempre più rilevante nella gestione del consenso sociale. È strano e triste allo stesso tempo. Il quesito di Stefano Feltri non sarebbe stato posto se, a monte, in tutti i settori, si fosse deciso di mettere un limite alle ingerenze nella vita pubblica da parte degli imprenditori. Di qualsiasi natura essi siano, non soltanto se operano nel digitale.

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