FdI utilizzò la foto di una coppia gay per una campagna contro la Gpa, oggi sapremo come è finita la causa

FdI ha usato la loro foto con il figlio appena nato per fare una campagna contro la Gpa, con Gaylex la coppia canadese ha denunciato il partito. Oggi sapremo come è andata

09/06/2023 di Ilaria Roncone

Nella giornata di oggi Gaylex, la Rete di avvocati e attivisti LGBT+, ha indetto una conferenza stampa a Roma per illustrare gli esiti della causa intentata contro Fratelli d’Italia nel 2016 in seguito all’uso distorto che è stato fatto di alcune immagini per una campagna contro la Gestazione per altri (GPA). Aspettando di capire che cosa sia successo, è fondamentale ripercorrere questa storia e comprenderne la portata poiché le foto in questione – sfruttate in una campagna contro la Gestazione per altri – fecero il giro del web e le persone a cui è stato rubato lo scatto (fotografa e soggetti ritratti) scelsero di non restare a guardare. La storia di FdI contro GPA è composta di tanti eventi e questo è sicuramente tra quelli che hanno ottenuto più risonanza mediatica all’epoca dei fatti. E che oggi tornerà tra le pagine di attualità.

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FdI contro GPA, la campagna con foto rubata a una coppia gay canadese

Si chiamano BJ Barone e Frankie Nelson, sono una coppia gay e hanno avuto un bambino grazie alla Gpa in Canada. L’immagina profilo sui social di BJ Barone, ancora oggi, è quella di lui e il suo compagno che stringono il loro bimbo appena nato, frutto dell’accordo con una donna che ha scelto di avere un bambino per loro. Una scelta che i due hanno deciso di raccontare sul loro sito, dove si legge: «Nel 2012, dopo aver ottenuto entrambi un posto da insegnante a tempo indeterminato e dopo aver parlato per cinque anni di diventare genitori, abbiamo intrapreso il viaggio della maternità surrogata. Abbiamo trovato subito una donatrice di ovuli, ma trovare la donna giusta per portare in grembo il nostro piccolo Milo è stato più difficile».

Prosegue: «Nel maggio 2013 abbiamo trovato Kathy, la più incredibile tra le donne, che si è offerta di portare in grembo nostro figlio. Dopo un tentativo fallito, nell’ottobre 2013 eravamo incinti e poi è iniziato il conto alla rovescia! Il 27 giugno, con 10 giorni di ritardo, abbiamo dato il benvenuto al nostro piccolo “bubbaloo”, Milo Huxton». L’immagine che FdI ha deciso di utilizzare senza permesso compare anche nella pagina che contiene questo racconto. Lo scatto, frutto del lavoro della fotografa Lindsay Foster, è andato virale nel 2014. E fin qui tutto ok.

Quello della destra italiana è un vizietto

Prima di proseguire con il resto della storia, però, è importante ricordare per non dimenticare – come si suol dire -: la destra italiana ha più volte commesso questo tipo di reato. Nel 2014 sempre Fratelli d’Italia ha utilizzato uno scatto di Oliviero Toscani per una campagna contro le famiglie LGBTQIA+. Oliviero Toscani che, immediatamente dopo, ha trascinato il partito in tribunale vincendo la causa (contro FdI e Carlo Fidanza, ex europarlamentare) e ottenendo un risarcimento, come vi abbiamo raccontato in un altro articolo del monografico di oggi.

Arriva il 2015 e il partito di Meloni utilizza la foto della fotografa inglese Rose Moreli per una campagna contro la cosiddetta “cultura gender” nelle scuole del Trentino. Stavolta il manifesto è comparso a Trento. La foto in questione era un omaggio a Leelah Alcorn, giovanissima ragazza trangender statunitense di 17 anni che ha scelto di suicidarsi perché i genitori non accettavano il suo essere e volevano farle seguire una “terapia riparativa”.

Anche la Lega di Matteo Salvini ha fatto la sua parte, più di recente, nel 2021. Gianluca Cantalamessa, deputato leghista, ha usato la foto di Toscani che anni prima aveva usato FdI nello stesso modo: logo della Lega Campania, frase discriminatoria annessa (“Un figlio non è un capriccio”) e via sul web. Non è bastata la causa persa da FdI, non è bastata la saggezza che dovrebbe sopraggiungere – evidentemente non per tutti – con il passare degli anni. La Lega ha ritenuto lecito, ancora una volta, appropriarsi dell’operato di un fotografo nato con lo scopo opposto e farne la base per una campagna discriminatoria.

La reazione della coppia e la scelta di fare causa

Arriva il 2016, anno in cui in Italia si discute il ddl Cirinnà – quello sulle unioni civili – e, ovviamente, il dibattito è serrato. Talmente tanto che FdI sceglie di appropriarsi di una foto privata come questa, condivisa per raccontare una storia d’amore, per alimentare odio e puntare il dito contro una pratica – quella della Gpa – che rientra sotto il grande ombrello della fecondazione eterologa o medicalmente assistita (permessa, in Italia, solamente alle coppie eterosessuali).

La foto finisce affissa in giro per l’Italia e, ovviamente, spammata in rete (dove, nella sua versione modificata con le frasi “Lui non potrà mai dire mamma” e “I diritti da difendere sono quelli del bambino” è ancora facilmente rintracciabile). Talmente diventa virale che un cugino italiano della coppia fa giungere la notizia ai due padri, come ha raccontato Barone. «Stiamo considerando l’ipotesi di intraprendere un’azione legale in italia contro chi ha utilizzato lo scatto lo scatto illegalmente», scrisse l’uomo sul suo profilo, chiedendo anche aiuto – all’epoca – a HuffPost affinché fosse fatto qualcosa in Italia. Pur dichiarandosi «sconvolti», i due padri hanno però immediatamente compreso cosa fosse necessario fare.

«Quando per la prima volta abbiamo scoperto che la nostra foto era stata usata da Fratelli d’Italia, siamo rimasti sconvolti. Questo scatto per molti è diventato un simbolo d’amore e non potevamo comprendere come qualcuno potesse utilizzare questa foto per odio»,  avevano affermato i due in un’intervista. Il quadro era chiaro: lo scatto era stato preso senza consenso, utilizzato mettendo a rischio un minore e in un modo contrario alla finalità per il quale era stato realizzato. Una situazione che gli avvocati di Gaylex, contattando la coppia per fornire assistenza, hanno immediatamente inquadrato come violazione del diritto d’autore e danno alla famiglia ritratta.

All’epoca Cathy La Torre e Michele Giarratano hanno intentato la causa a nome della famiglia e della fotografa per «chiedere i risarcimento per i danni subiti da chi è vittima di omotransfobia perché in Italia talvolta le sentenze sono più innovative del pensiero politico, e negli ultimi anni ne abbiamo avuto molte conferme». Vedremo, nella giornata di oggi, quali sono stati i risultati.

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