Il sequestro di 10 canali Telegram che promettevano la vendita di falsi Green pass

La Guardia di Finanza ha individuato alcuni canali collegati al dark web

04/07/2021 di Gianmichele Laino

L’azione del Nucleo speciale tutela privacy e frodi tecnologiche della Guardia di Finanza ha eseguito un’azione mirata contro 10 canali Telegram, all’interno dei quali venivano promessi scambi – dietro compenso – di green pass e di vaccini. Notoriamente, si tratta di due beni che sono gratuiti, anche se accessibili a determinate condizioni (i vaccini in base al diritto derivante dalle fasce d’età e/o dalla particolare categoria sanitaria di riferimento; il green pass è una conseguenza del completamento del ciclo della vaccinazione, della guarigione dal Covid o dell’analisi di un tampone negativo).

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Falsi green pass su Telegram, l’operazione Vax Free

Le indagini – denominate Vax Free – sono state coordinate dai Procuratore Aggiunto Eugenio Fusco e sono state dirette dai Sostituti Procuratori Bianca Maria Baj Macario e Maura Ripamonti. Alla fine, utilizzando alcune tecnologie a disposizione del nucleo speciale della Guardia di Finanza, come gli strumenti di investigazione Bot e Avatar, i finanzieri sono arrivati all’individuazione di questi 10 canali sulla piattaforma di messaggistica istantanea. È stato necessario, ovviamente, anche un intenso monitoraggio in real time delle chat stesse per poter essere sicuri di agire in presenza di falsificazioni palesi.

Le chat di Telegram si presentavano in maniera accattivante agli occhi degli utenti – si parla, nelle note ufficiali diramate dalla Guardia di Finanza, di «migliaia di utenti della rete» -, con delle fiale di vaccino in bella vista e con i certificati vaccinali (o, comunque, i codici per i green pass) in evidenza. Le persone iscritte nei canali prendevano contatti con anonimi venditori che, attraverso collegamenti criptati, cercavano di dirottare la trattativa sul dark web. I prezzi a cui si vendevano lotti di vaccino e green pass erano decisamente fuori mercato. I finanzieri hanno parlato di una cifra che oscillava tra i 110 e i 130 euro per ogni singola operazione. Il trasferimento della trattativa sul dark web comportava il pagamento in criptovaluta e l’invio della dose di vaccino o del green pass. Si tratta chiaramente di una truffa: per quanto riguarda le promesse sull’invio di vaccini non si è riuscita ad attestare una vera e propria possibilità di individuare un mercato parallelo fisico delle dosi, mentre il sistema di green pass – più facilmente falsificabile, almeno nei suoi tratti estetici – non avrebbe superato il controllo apposito delle autorità competenti.

Una truffa in piena regola, che – dunque – ha avuto come risultato quello del sequestro dei canali Telegram. Una misura che, dunque, può essere effettivamente applicata dalle autorità italiane. Si tratta di uno strumento che dovremmo tenere in considerazione ogni volta che su Telegram si diffondono video legati al reato di revenge porn. Ma sarebbe opportuna una riflessione anche laddove – sempre su Telegram – avvengono scambi ad alto impatto di diffusione di notizie false o di messaggi di indottrinamento estremista.

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