Simboli e nomi di Garante e Gazzetta Ufficiale usati per la bufala sulla denuncia penale per chi chiede il green pass

La bufala diffusa sui social network ha utilizzato possibili malintesi scaturiti da una prima osservazione del Garante sul decreto riaperture

02/07/2021 di Gianmichele Laino

Il simbolo che tutti gli italiani – a partire dalle ore di educazione civica della quinta elementare – sono abituati a collegare alla legge. L’ente che, da sempre, viene utilizzato per appellarsi a questioni legate alla riservatezza. Il simbolo della Gazzetta Ufficiale e il nome del Garante per la protezione dei dati personali sono stati utilizzati senza scrupoli da coloro che, con un post su Facebook, hanno pensato bene di diffondere una bufala sul green pass. Il gruppo di fact-chekers indipendenti di Facta News ha già provveduto a inviare una segnalazione a Facebook per bollinare la notizia come bufala.

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Bufala denuncia penale per Green Pass

Il Green Pass – entrato in vigore il 1° luglio in tutti i Paesi dell’Unione Europea – pare sia al centro di plurime bufale. Evidentemente, l’argomento è caldo e le persone che alimentano la disinformazione sfruttando i social network non fanno altro che insistere su questo trend per creare ancora più confusione tra i cittadini che, al momento, sono divisi tra il bisogno di muoversi dopo un anno e mezzo di pandemia, la richiesta della certificazione vaccinale e la paura per le varianti alfa e delta.

Su Facebook si è diffuso un post secondo cui la richiesta del green pass avrebbe comportato quasi automaticamente una denuncia penale (ma da parte di chi, poi?). Chi ha diffuso questa bufala – tra l’altro priva di alcun senso, dal momento che il green pass è un provvedimento regolamentato dall’Unione Europea e inglobato nella legislazione degli Stati membri – ha addirittura approfittato di un documento reale, attribuibile al Garante della Privacy.

Quest’ultimo, all’indomani dell’approvazione del Decreto riaperture (il primo atto ufficiale in cui si faceva riferimento a una certificazione verde, ma ancora a un livello troppo embrionale per poter avere un carattere di operatività) aveva sollevato delle eccezioni in data 23 aprile 2021. In quel caso il Garante, rimproverando all’esecutivo di non essere stato opportunamente consultato in una materia altamente sensibile (visto il coinvolgimento dei dati personali), aveva dichiarato che la certificazione verde non avesse una valida base giuridica. Ma questa situazione è stata sanata dal successivo intervento del legislatore europeo. E, in ogni caso, mai si è parlato di fantomatiche denunce penali.

L’intento è sicuramente quello di far cadere l’utente medio di Facebook in una trappola ben ideata, che potesse prevedere sia i simboli collegati a istituzioni italiane, sia lo spunto di una notizia vera (le eccezioni del Garante risalenti al mese di aprile, appunto) che, però, è stata completamente decontestualizzata.


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