Facebook accusato di aver deliberatamente causato scompiglio in Australia per la legge sulle notizie

La piattaforma ha dichiarato di aver per errore rimosso pagine del governo australiano e dei servizi di emergenza. Per gli informatori, è stato intenzionale

13/05/2022 di Martina Maria Mancassola

Gli informatori di Facebook hanno accusato la piattaforma di aver bloccato intenzionalmente le pagine ufficiali del governo australiano e della sanità di emergenza – l’anno scorso – al solo fine di condizionare una proposta di legge. Il sito web CNET ha raccolto ed ora sta rendendo pubbliche le rivelazioni degli informatori fornite al Congresso. I documenti di cui stiamo parlando si riferiscono a presunti sforzi interni del social per bypassare una situazione di stallo del febbraio 2021 con il governo australiano. L’Australia stava, infatti, valutando un disegno di legge che avrebbe obbligato le piattaforme online, compreso Facebook, a pagare gli editori per le news pubblicate sui loro siti. Facebook ha reagito alla proposta di legge vietando agli australiani e agli editori di pubblicare o vedere notizie sul social network. CNET era tra questi editori di notizie.

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Facebook, per bloccare la proposta di legge australiana, impedì agli editori di pubblicare o vedere notizie sul social

Secondo gli informatori, che hanno passaggi delle comunicazioni interne di Facebook, il blackout delle notizie è stato così ampio – ed è riuscito ad impedire l’accesso alle pagine dei servizi sanitari e del governo – che non può non essere stato intenzionale. A quell’epoca, Facebook ha ricondotto quegli errori ai problemi della piattaforma con i suoi sistemi informatici. 67 pagine – parte delle quali sono state riportate dal Wall Street Journal – rivelano gli escamotage interni di della piattaforma per rimuovere i «contenuti delle notizie» poiché i legislatori australiani intendevano votare la nuova legge. Un membro dello staff senior del Congresso, il cui nome non è dato sapere per ragioni di privacy e timore di ritorsioni, ha fornito a CNET tali documenti. Le rivelazioni altro non sono che parte di una serie, sempre maggiore, di perdite di informatori e informazioni da parte di Facebook. Frances Haugen, una ex product manager di Facebook, ha divulgato molti documenti del social suscitando diverse udienze al Congresso e al Parlamento del Regno Unito. Ora, le nuove rivelazioni potrebbero far nascere indagini governative dello stesso tenore in Australia.

Da questi documenti si evincono pratiche commerciali aggressive e, a volte, ingannevoli di Facebook. Ciò ha portato legislatori e regolatori, che già non condividevano l’immenso potere dell’industria tech sulla comunicazione mondiale, a sollevare nuovi dubbi circa le motivazioni dei dirigenti di Facebook e sulla loro volontà di risolvere realmente i problemi sulla piattaforma. In un caso, The Journal ha riferito che Instagram era ben a conoscenza delle conseguenze negative del social sugli utenti più giovani, ma non è stato in grado di agire. In un altro, Haugen ha accusato Meta di mettere davanti alla sicurezza dei propri utenti ragioni economiche e di profitto. Secondo altri documenti, sempre forniti dagli informatori di Haugen, Facebook starebbe facendo molta fatica a limitare le molestie perpetrate sulla sua piattaforma. Ora, i nuovi informatori stanno accusando il social network di esercitare il proprio potere su un altro governo e lo stesso social lo starebbe facendo, tra l’altro, in un momento in cui i legislatori canadesi, britannici e statunitensi stanno pensando di introdurre regole simili a quelle australiane. Facebook non avrebbe seguito i suoi processi standard quando ha iniziato il blocco delle notizie in Australia. La denuncia ha accusato Meta di aver cercato di condizionare il processo politico australiano «per massimizzare la leva negoziale della società». Whistleblower Aid – organizzazione legale senza scopo di lucro che aiuta le persone a segnalare «legalmente violazioni delle leggi governative e aziendali» -, che sta lavorando con i «più informatori», ha scritto: «Facebook Inc. ha deliberatamente e consapevolmente bloccato in modo eccessivo le risorse online critiche di emergenza, salute e governo australiane come parte di una cospirazione criminale per ottenere una cosa di valore, vale a dire un trattamento normativo favorevole».

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