L’utente che ha fatto causa a Facebook perché non riusciva a vedere gli annunci pubblicitari

Gli annunci della piattaforma avrebbero un problema: il redlining digitale. Così, una utente fa causa alla piattaforma perché esclusa dagli annunci

04/05/2022 di Martina Maria Mancassola

Causa a Facebook per redlining digitale: una utente di Facebook ha agito contro la società madre della piattaforma perché esclusa da alcuni annunci pubblicitari della stessa. La querelante, potenziale inquilina di 55 anni nell’area di Washington, ha dichiarato di aver subito un danno monetario per non aver avuto accesso agli annunci pubblicitari di appartamenti in quella zona. Il caso è stato archiviato ma, ancora una volta, si parla di redlining digitale.

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Causa a Facebook per redlining digitale: una utente accusa la piattaforma di essere stata esclusa dai suoi annunci pubblicitari

Tradizionalmente, il redlining è una pratica discriminatoria in cui i servizi vengono sottratti a potenziali clienti che risiedono in determinate zone definite «pericolose» per gli investimenti. Perché? Perché questi quartieri presentano un numero importante di minoranze razziali ed etniche e con basso reddito. Ciò provoca, ovviamente, divisioni razziali e finanziarie, e può succedere anche online. Infatti, esiste anche il redlining digitale, che nasce quando per finalità discriminatorie ci si serve della tecnologia. È così che The Greenlining Institute, un’organizzazione con sede in California che lavora per risolvere il problema del «digital redlining», descrive l’attività delle società Internet che non forniscono le stesse infrastrutture per il servizio a tutti, come Internet a banda larga, perché alcuni di loro vengono considerati appartenenti a comunità pericolose e/o a basso reddito e, dunque, esclusi. Così, una utente di Facebook ha agito in giudizio contro la società madre del social perché non visualizzava gli annunci pubblicitari. La querelante ha affermato che le società di noleggio avrebbero utilizzato la funzione di targeting di Facebook per escludere persone come lei per via della sua età, indirizzando, così, gli annunci stessi ad altri utenti, cioè a potenziali clienti più giovani: «nella creazione di una pubblicità mirata su Facebook, gli inserzionisti possono determinare chi vede i loro annunci in base a caratteristiche come età, sesso, posizione e preferenze».

Neuhtah Opiotennione è la utente che ha intentato un’azione collettiva contro Facebook e nove società che gestiscono vari condomini nell’area di Washington. La querelante sosteneva che i convenuti si siano impegnati in una «discriminazione abitativa digitale» escludendo persone come lei dalla visione e ricezione di annunci pubblicitari su Facebook per moltissimi appartamenti nell’area di Washington, in violazione dei diritti civili della contea di DC e Montgomery e delle leggi sulla protezione dei consumatori. La stessa chiedeva una dichiarazione in virtù della quale questa discriminazione digitale, ove fosse accertata, sarebbe stata dichiarata illegale, nonché un’ingiunzione contro le pratiche pubblicitarie discriminatorie e un risarcimento dei danni monetari subiti da lei e dalla classe di «migliaia di altre persone anziane a cui sono state negate informazioni e opportunità sull’alloggio». David Brody, consulente legale e ricercatore senior per la privacy e la tecnologia presso il Comitato degli avvocati per i diritti civili ai sensi della legge, che ha presentato una memoria a favore dell’attore, ha affermato in un comunicato stampa che «Facebook non offre all’utente ciò che l’utente desidera – Facebook sta dando all’utente ciò che crede desideri uno stereotipo demografico. Il redlining è discriminatorio e ingiusto indipendentemente dal fatto che avvenga online o offline e non dobbiamo consentire alle aziende di incolpare la tecnologia per decisioni dannose prese dai CEO».

Il caso è stato archiviato perché secondo il giudice il targeting online degli annunci pubblicitari non causa danni ai consumatori, ma questa è solo una delle tante azioni legali contro Facebook per presunta discriminazione. Secondo Meta, la società proprietaria di Facebook, la piattaforma vanta un pubblico pubblicitario di più di due miliardi di persone e, dunque, molti di queste potrebbero perdere annunci pubblicitari.

Foto IPP/Capital Pictures

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