Facebook è accusato di aver bloccato deliberatamente le pagine del governo e dell’assistenza sanitaria in Australia
Sarebbe una questione gravissima per tutti gli utenti della piattaforma, al di là della questione locale
06/05/2022 di Gianmichele Laino
Quello che è successo meno di un anno fa a Facebook in Australia è noto a chi legge le pagine di Giornalettismo. In pieno scontro governo-Menlo Park per la questione del compenso ai media i cui contenuti fossero stati utilizzati sulla piattaforma, Facebook aveva deciso di interrompere la condivisione di news sul social network, limitatamente al territorio australiano. Ciò era avvenuto non soltanto per i quotidiani o i prodotti editoriali, ma anche per le notizie che arrivavano dagli enti governativi, comprese le istituzioni sanitarie. Poi, successivamente a una revisione della norma in senso più moderato, i servizi di Facebook erano tornati regolari in Australia. Tuttavia, alcuni whistleblowers hanno accusato l’azienda di continuare in quest’ultima limitazione, relativa a istituzioni governative e sanitarie appunto. E il fatto, se confermato, sarebbe gravissimo.
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Facebook in Australia e l’accusa dei whistleblowers su pagine governative e sanitarie
Il Wall Street Journal ha riportato questa accusa. Un documento interno sottolinea che «se il 60% o più dei contenuti di un dominio condivisi su Facebook è classificato come notizie, l’intero dominio sarà considerato un dominio di notizie». Facebook l’anno scorso, come detto, aveva bloccato le pagine dei siti o delle piattaforme di news e, di conseguenza, aveva messo uno stop anche ad altre istituzioni che si servivano di contenuti a loro volta “notiziabili” per fornire le loro informazioni.
«I documenti in questione mostrano chiaramente che intendevamo esentare le pagine del governo australiano dalle restrizioni nel tentativo di ridurre al minimo l’impatto di questa legislazione fuorviante e dannosa – ha detto Andy Stone, il portavoce di Facebook interpellato proprio dal WSJ -. Quando non siamo stati in grado di farlo come previsto a causa di un errore tecnico, ci siamo scusati e abbiamo lavorato per correggere questo errore. Qualsiasi suggerimento contrario è categoricamente e ovviamente falso». È capitato, e ne parlammo anche un anno fa, che Facebook in Australia avesse bloccato contenuti governativi e sanitari (tra l’altro proprio a ridosso dell’avvio della campagna di vaccinazione): secondo l’azienda, tuttavia, si trattò di un errore rapidamente fixato. Le accuse dei whistleblower, invece, parlano di una scelta deliberata, che trapelerebbe da alcuni documenti interni.
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