“Faccio sesso al telefono per campare”

NON AVEVA SCELTA – È cominciato tutto a giugno, poco dopo la separazione dal padre dei suoi figli. Ma non aveva scelta, nessuno voleva dare lavoro a una donna incinta. Conosceva il settore.  Aveva lavorato già sei anni per le linee erotiche online. Così il 1 ° giugno, scrutando negli annunci classificati di Heraldo de Aragón, alla ricerca di “ragazze per la linea dell’ amicizia” ha cominciato a lavorare. Facile, veloce, pulito. Nessun problema, nessuna problema fiscale. Un solo indirizzo e-mail e un numero da chiamare per la connessione al servizio. La società (Audiotek) la paga mensilmente, quindici centesimi al minuto di conversazione senza frazioni. Cioè, una chiamata di due minuti e cinquantanove equivale a due minuti, o 30 centesimi. Per il cliente, la chiamata va da 1,53 o 1,18 euro al minuto, a seconda dell’operatore e se è da un telefono fisso o mobile. Il resto ritorna al gestore (Telefonica, British Telecom, Orange …) e al fornitore del servizio (Audiotek, per esempio).

MADRI DISOCCUPATE E UOMINI SOLI – Disoccupate, madri con i figli piccoli a carico. Se si dovesse tracciare un identikit delle operatrici di telefoni erotici, sarebbe questo. Spesso sono donne a un bivio: senza lavoro, devono portare avanti una famiglia. Marta Hot è una madre separata, che lavora mentre suo figlio è a scuola. O Soledad, una valenciana con un bambino che ha provato per qualche settimana senza molto successo, a guidare una linea erotica online in proprio. O Lissette Vega, che ha creato la sua linea hot nel 1999, quando era disoccupata e stava divorziando. Ora gestisce un call center con vari servizi, tra cui un residuo di linea erotica. Non esiste un profilo preciso degli utenti delle linee erotiche. Alcuni sono giovani, altri vecchi. Ricchi e poveri. Cittadini o contadini. Ma quasi tutte le intervistate hanno concordato su una parola quando li descrivono: “Soli“. Quasi sempre uomini. Il sesso al telefono è per eterosessuali o omosessuali. In quest’ultimo caso, molte delle richieste appartengono a uomini che non hanno fatto coming out e non hanno alcuna intenzione di farlo, come un impiegato ha spiegato ad Ana, che ha partecipato per un paio di anni alla linea erotica. Ha anche ricevuto telefonate da donne. Poche. Non raggiungono il 10%, calcola la donna: “Le donne sono più romantiche, più morbide, più sottili. Cercano un altro tipo di sesso..”

“SIAMO UNA SOCIETA’ DI GEMITI” – Nessuna, tranne Virginia, ha dato il suo nome. Poche vogliono parlare di questo lavoro, le aziende si nascondono, non forniscono dati, il settore è ripiegato su se stesso. Coloro che negano di praticarlo lo definiscono: “lavoro di operatore telefonico“, “servizio al cliente”. A nessuno piace spiegare di guadagnarsi la vita col sesso. Anche se si tratta di una interpretazione. Susana, per esempio, spesso dice che lavora su “informazioni telefoniche“. Su questa politica si basano le 40 operatrici telefoniche di Donna Extreme. Al loro primo giorno di lavoro le incoraggiano: “Siamo una società di gemiti. Vendiamo fantasie. Non si parla di sesso. Si spiega come ci piace farlo“. La fantasia è quella di convincere il cliente che le operatrici sono ragazze disponibili con le quali possono farlo.

C’E’ CHI LE CERCA PADRONE – Il telefono squilla. Lorena Corre in camera da letto, si siede sul bordo del letto e riprende: “Sì, sì, ti sento […]. Mi hai detto che lei era rimasta sola sulla spiaggia […]. Ebbene, è quello che ti spetta: lo sai che sei un cornuto? E le pulisci i residui? […]. […]. Perché la colpa è solo tua Antonio. Se non le dai quello che vuole, lei se lo prende fuori di casa. Lo sai che alle belle donne piace grande. E se non glielo puoi dare … [come sempre, si parla di dimensioni]. Addio, un bacio“. Lorena è una dominatrice telefonica, madre di due figli, donna divorziata, 41 anni, un cocktail intrigante di severità e dolcezza. Nasconde il suo vero nome. Ed è difficile dire dove finisce lei e dove comincia la padrona. Dopo aver riagganciato spiega: “A letto con un altro, mi ha appena chiamato per raccontarmelo. Umiliazione pura e semplice“. La sua voce è morbida e dolce, dice che ha trovato la sua vocazione. La sua storia inizia a gennaio, viene da una situazione economica difficile, la ricerca di un lavoro che potrebbe fare da casa mentre si occupa dei bambini. Mentre parla, cammina per impostare il ritmo. Poi qando mostra la sua rabbia ai clienti, si ferma e loro le chiedono se hanno fatto o detto qualcosa che l’ha infastidita. Lavorare da casa e sempre in tacchi. E’ più credibile no?

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