No, Esselunga non ha fatto una campagna pubblicitaria discriminatoria e omofoba
Tutto è nato da un post social (ironico) che ha avviato un dibattito su Twitter
01/06/2022 di Enzo Boldi
È bastato un tweet dal chiaro intento ironico per far aprire il classico vaso di Pandora della polemiche social. Parliamo di una vecchia (ma ancora attuale) campagna pubblicitaria e di marketing di Esselunga, la nota catena di supermercati della famiglia Caprotti. Un’immagine, quella di una bustina di zucchero, e un post che – cinicamente – ironizzava sulle accuse di omofobia e discriminazione. Ma da lì è stato sollevato il polverone.
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Il tweet in questione, quello che poi ha portato l’hashtag #Esselunga in tendenza questa mattina sul social, è il seguente.
Siamo nel 2022, siamo in Italia; questo dovrebbe voler dire il trovarsi in un luogo civile
E invece no. Dopo l’affossamento del Ddl Zan, ora le bustine omofobe distribuite da catene con rimandi fallici nel logo
A me? Fa schifo pic.twitter.com/0mTHDMJf31— Frampagna Campesco (@frampagna) May 31, 2022
L’ironia è scritta tra le righe di quel tweet, in forma iperbolica. Si parla di quell’immagine di un finocchio sulle bustine di zucchero. E l’omofobia, ovviamente, non esiste e non ha nulla a che vedere con quella foto (reale).
Esselunga, la vera storia della campagna pubblicitaria non omofoba
Lo stesso autore del primo tweet, infatti, è stato poi costretto a pubblicare un altro post social, per ribadire l’intento ironico di quel che aveva scritto. Sta di fatto che basta scorrere lungo le interazioni con quel tweet (oltre 700 commenti) per capire come questo aspetto sarcastico non sia stato colto dai più. Ed è intervenuto anche Giuseppe Caprotti, figlio di Bernardo (il fondatore di Esselunga), spiegando come quella campagna pubblicitaria (nata diversi anni fa) sia stata realizzata in collaborazione con l’eredità lasciata dal grande pubblicitario Armando Testa. Non a caso, infatti, esistono varie testimonianze delle varie campagne che si sono susseguite nel corso degli anni. E alcuni esempi, infatti, sono stati pubblicati anche in risposta a quel tweet da cui è nato un caso (che non esiste).
Il finocchio (l’oggetto della non-contestazione) assimilato – per ovvia assonanza e non solo – a Pinocchio, la mela che diventa “Mago Melinio”, i “sette pani” in luogo dei “sette nani”, “Mirtillo Benso Conte di Cavour” al posto di Camillo Benso conte di Cavour. Insomma, ironia allo stato puro “umanizzando” con ironia prodotti gastronomici, di frutta e verdura a personaggi storici, di romanzi e di fantasia. Eppure qualcuno ha polemizzato, non riuscendo a carpire l’intento ironico di quel tweet che ha dato vita alla cascata di commenti social.