Il tifoso arrestato in Brasile per un “errore” nel riconoscimento facciale

Le forze dell'ordine lo hanno fermato sugli spalti prima di capire, dopo l'interrogatorio, che i sistemi avevano sbagliato

09/05/2024 di Enzo Boldi

Una storia che si aggiunge a tante altre che si fondano su un tema che non può non essere preso in considerazione: la fallibilità dei sistemi basati sulle cosiddette “telecamere intelligenti”. Nel corso degli ultimi anni, abbiamo raccontato dei molti errori provocati dal riconoscimento facciale in tutto il mondo. A volte per dei pregiudizi razziali di questi strumenti, altre volte a causa della non affidabilità dei sistemi stessi. E la storia che arriva da uno stadio brasiliano è la conferma di come questa voglia irrefrenabile di molti governi (e amministrazioni locali) di procedere a una video-sorveglianza di massa sia frutto di un’analisi solamente parziale delle potenzialità e delle criticità di questi strumenti.

LEGGI ANCHE > La trovata del Comune di Roma: telecamere con riconoscimento facciale in metro

Il caso del Comune di Roma che vuole installare telecamere con riconoscimento facciale all’interno delle stazioni della metropolitana (nonostante la legge vigente e i precedenti pareri negativi del Garante Privacy) ci ha dato lo spunto per parlare di una vicenda accaduta meno di un mese fa in Brasile. Tutto è accaduto all’interno di uno stadio di calcio in cui si stavano affrontando i padroni di casa del Confiança contro gli storici rivali del Sergipe. Si trattava della partita finale che ha decretato i vincitori del campionato locale dello Stato del Sergipe. A trionfare sono stati i padroni di casa, ma uno tifoso presente sugli spalti non ha potuto assistere al secondo tempo.

Errori riconoscimento facciale, la storia dal Brasile

A raccontarlo è stato lo stesso protagonista, a suo malgrado, di questa assurda vicenda che entra negli annali degli errori riconoscimento facciale. Con tanto di video che lo immortala mentre viene prelevato dagli spalti e posto in stato di fermo davanti a tutti i tifosi presenti.

Lui, João Antônio, è un giovane personal trainer. Tra il primo e il secondo tempo della partita, è stato raggiunto da cinque uomini della polizia che lo hanno costretto a mettere le mani dietro la schiena e seguirli. Le forze dell’ordine erano sicure: le telecamere “intelligenti” lo avevano riconosciuto: è il ricercato che stavano cercando. D’altronde, questo era il risultato del match fatto dai sistemi di riconoscimento facciale e il database della polizia.

La fine della storia

Il 23enne è stato portato in una stanza per essere interrogato, dopo aver subìto una perquisizione corporale. Lui ha fornito loro le sue generalità, ma all’inizio nessuno gli aveva creduto. Anzi: come racconta lo stesso João Antônio, un poliziotto ha sottolineato l’infallibilità di queste telecamere “intelligenti”: «Sei stato riconosciuto dal sistema di riconoscimento facciale, che molto raramente sbaglia». Una tesi smentita proprio da quel che stava accadendo, ma quel poliziotto ha utilizzato l’avverbio giusto “raramente”. Il che vuol dire che c’è la possibilità di errore. Dunque, non vi è mai la certezza sul reale funzionamento di questi sistemi.

Alla fine, solo dopo aver mostrato i documenti e incrociando quei dati con il database della Polizia, il giovane è stato rilasciato con tanto di scuse: «Quando hanno visto il nome nel sistema e confermato che era un errore, si sono scusati dicendo che era una procedura standard e che in quel giorno un altro tifoso era stato arrestato correttamente, e mi hanno rilasciato». Al netto dello spiacevole “incidente” (ma prevedibile, visti i precedenti), questa vicenda è la testimonianza diretta di come questi sistemi siano fallibili.

Share this article